PARROCCHIA SS COSMA E DAMIANO - PARROCCHIA S.FRANCESCO ALLE SCALE - PARROCCHIA SANTISSIMO SACRAMENTO-
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Beato Carlo Acutis Adolescente 12 ottobre
Londra, Inghilterra, 3 maggio 1991 - Monza, Monza e Brianza, 12 ottobre 2006

Figlio primogenito di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque a Londra, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro del padre, il 3 maggio 1991. Trascorse l’infanzia a Milano, circondato dall’affetto dei suoi cari e imparando da subito ad amare il Signore, tanto da essere ammesso alla Prima Comunione ad appena sette anni. Frequentatore assiduo della parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano, allievo delle Suore Marcelline alle elementari e alle medie, poi dei padri Gesuiti al liceo, s’impegnò a vivere l’amicizia con Gesù e l’amore filiale alla Vergine Maria, ma fu anche attento ai problemi delle persone che gli stavano accanto, anche usando da esperto, seppur autodidatta, le nuove tecnologie. Colpito da una forma di leucemia fulminante, la visse come prova da offrire per il Papa e per la Chiesa. Lasciò questo mondo il 12 ottobre 2006, nell’ospedale San Gerardo di Monza, a quindici anni compiuti. Il 5 luglio 2018 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che dichiarava Venerabile Carlo, i cui resti mortali riposano dal 6 aprile 2019 ad Assisi, nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione. Nel medesimo anno il Pontefice ha citato Carlo nell'Esortazione apostolica post-sinodale "Christus vivit". Il 21 febbraio 2020, ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo a un miracolo attribuito all’intercessione di Carlo, che è stato solennemente beatificato ad Assisi il 10 ottobre seguente.

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Nel File di seguito trovi il testo dell’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Ad resurgendum cum Christo” circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione

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                                 BENVENUTO DON DAVIDE!!!!!!

                   Lettera di accoglienza per don Davide
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BENVENUTO DON DAVIDE!

Un cuor solo, un’anima s​ola: domenica 18 agosto alle 19, intorno al vescovo Angelo, don Luca, don Elio, don Josè e padre Francois, le comunità parrocchiali dei Santi Cosma e Damiano e di San Pietro in San Francesco alle scale hanno accolto don Davide Duca come loro parroco con queste parole:

Fa’ venire Simone detto anche Pietro; egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia (Atti 11, 13-14)
Così dice l’angelo che si presenta a casa del centurione Cornelio. Oggi lo Spirito per bocca del nostro vescovo Angelo fa venire in mezzo alle nostre case don Davide e gli dice, con le parole di Isaia (5,2-4).
Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti, poiché ti allargherai a destra e a sinistra.
Dagli Archi, al Guasco, al Cardeto. Le tre parrocchie del SS. CROCIFISSO, dei Santi COSMA E DAMIANO e di SAN PIETRO in SAN FRANCESCO ALLE SCALE oggi diventano sorelle sotto la tua cura.
Parrocchia deriva dal greco parà oikia, vicino casa, è l’insieme delle case vicine alla chiesa, delle famiglie che ascoltano la parola che salva.
Diversi parroci si sono avvicendati qui negli ultimi anni, don Pio, don Vincenzo, don Paolo Paolucci Bedini, don Paolo Sconocchini, don Luca, i mejo preti d’Ancona, che il Signore ci ha donato, e continua a donarceli; ma i parrocchiani rimangono gli stessi, un po’ più adulti oggi, anche nella fede, ci auguriamo, pronti ora ad accogliere don Davide in quest’unica vigna, che il Signore oggi pota perché possa esprimere al meglio le sue potenzialità, una comunità cristiana in cui tutti sono legati fra loro.
Il Padre ha fiducia nel nostro frutto, ha cura di ciò che siamo prima ancora che possiamo solo immaginare il nostro futuro, in un rapporto di fiducia, amicizia e interdipendenza. Come il vangelo ci insegna.
Questa comunità dove ci si accoglie come Dio ci ha accolti è il modo con cui possiamo e dobbiamo ricambiare il suo dono: è la fraternità, presenza del Figlio e del Padre nello Spirito, salvezza di ogni uomo.
Con l’aiuto di Dio e con il tuo aiuto don Davide ci conosceremo, cercheremo di vivere con rispetto, e accettazione dei limiti propri e altrui che potranno diventare luogo di intesa e comunione.
La comunità intera, pronta da subito a lavorare con te, ti accoglie con gioia don Davide. Dio ti benedica con le parole del Salmo:
Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato, la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza (S. 88).

E Dio benedica la nostra chiesa che oggi è la tua.
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                       DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

L’ORIGINE della «festa della Divina Misericordia» si colloca nel contesto dell’esperienza mistica di Suor Faustina Kowalska: ella annota nel suo Diario che Cristo la invitò a istituire questa festa a Plock in Polonia nel 1931, indicandole anche il momento preciso durante l’anno liturgico, cioè la Seconda Domenica di Pasqua. Questo perché esiste un profondo legame fra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia: «Le anime periscono, nonostante la mia dolorosa passione… Se non adoreranno la mia misericordia, periranno per sempre». 
San Giovanni Paolo II l’ha istituita come celebrazione per la Chiesa universale nel 1992. Pregando devotamente la coroncina della Divina Misericordia, chiedendo al Signore il perdono dei peccati, ricevendo l’Eucaristia, in questo giorno il cristiano ottiene il dono dell’indulgenza plenaria, attingendo così alle sorgenti della salvezza e rinnovando il proprio cammino spirituale, certo che l’amore del Signore può superare e distruggere ogni peccato e donare nuova fiducia a chiunque si avvicina a lui con cuore sincero. 
Le condizioni per ricevere l’indulgenza plenaria sono: Confessione, Comunione Eucaristica, preghiera in una chiesa secondo le intenzioni del Sommo Pontefice e per il bene di tutta l’umanità, animo totalmente distaccato da qualsiasi forma di peccato anche veniale. La gioia di ritrovarsi santi agli occhi di Dio deve esprimersi in gesti di carità e servizio al prossimo così che la grazia ricevuta porti frutti di vita.
Tiberio Cantaboni
   

La Pasqua è tempo di pace per chi accoglie il dono della Divina Misericordia. Facciamo nostro l’invito della liturgia a stimare i doni del Risorto: «l’inestimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti» (cf I Colletta, II Domenica di Pasqua - C).
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                                                                                                                                 Undicesimo  incontro

Lo Spirito è il ‘dolce ospite dell’anima’… Come ospite educato non viene mai a mani vuote … ci porta i suoi doni:   La SAPIENZA
  1. RIFLETTIAMO:  - Quando una persona si dimostra sapiente, secondo te?
                        - Che cos’è che ti fa fidare di una persona, per cui la giudichi saggia?
 
  • Sapienza: parola latina-italiana che si aggancia a due verbi:
             - sapére (conoscere, indagare, ricercare, scoprire…)
             - sàpere (assaporare, provare il gusto, sentire il sapore…)
E' il dono che arricchisce di due cose:
 
> La prima: il gusto del creato e del suo creatore.
Con il dono della "Sapienza" anche l'esistenza più modesta e nascosta trova meraviglie in tutto e diventa, essa stessa, meravigliosa. 
La conoscenza di Dio, del suo amore, del suo progetto.
La conoscenza dell’altro, immagine di Dio e nostro fratello, ed sorella.                                             Si può amare Dio…’con tutto il cuore’…  gustarlo per davvero.                                                               Si può gustare il buon sapore della Parola e delle celebrazioni.
 
> Il secondo regalo di questo dono è quello di aiutarti a distinguere la luce dalle tenebre.
Saggio non è colui che conosce tante cose, ma colui che sa formarsi una giusta scala di valori.
La sapienza è la luce interiore che svela il senso della vita e ci aiuta a distinguere il bene dal male. Sapienza forma la coscienza che è ‘sapere con’… Apre la mente e il cuore alla Parola di Dio e ai suoi ‘segnali’ nella esistenza quotidiana.                 ‘L’uomo ha acquistato più potere che sapienza, se non si converte per tempo, sarà l’animale a scrivere il seguito della sua storia’ (A. Frossard)
 
La persona saggia ha la capacità di comprendere ciò che è essenziale nella vita e che fa veramente bene.
 
  • LA RICERCA DELLA FELICITA'
Un uomo attraversò mari e monti alla ricerca di un saggio che conosceva la ricetta della felicità. Finalmente lo incontrò e questi gli confidò il gran segreto con poche parole: fa’ il bene ed evita il male.
Il pellegrino, allora, si ribellò e disse: “Ma come? Ho affrontato innumerevoli pericoli e mi dai una massima insignificante che un qualsiasi bambino già conosce?”
Rispose il saggio: “Non mi prendo gioco di te. Ma se è vero che un qualsiasi bambino di tre anni sa a memoria questa massima, è pur vero che un uomo di ottant’anni è ancora incapace di metterla in pratica”.
 
  • Sentiamo cosa dice Gesù in  Mt 5,13-16
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
 
  • e leggiamo cosa dice il libro della Sapienza 9,1-5
La preghiera di Salomone per ottenere la sapienza: ‘Dio dei padri e Signore della misericordia, che tutto hai creato con la tua parola, e con la tua sapienza hai formato l'uomo perché dominasse sulle creature che tu hai fatto, e governasse il mondo con santità e giustizia ed esercitasse il giudizio con animo retto, dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono, e non mi escludere dal numero dei tuoi figli, perché io sono tuo schiavo e figlio della tua schiava, uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi’.
 
  1. Riflettiamo:
Il vero sapiente è chi conosce Dio più con il cuore che con la testa. Si fa guidare da Lui come una barca che spiega la vela per lasciarsi trasportare dal vento.
Il sapiente è colui che ha la patente della vita, perché ne capisce il senso e lo fa perché ha in sé un “navigatore satellitare” specialissimo (la coscienza), direttamente collegato nell’alto dei  Cieli.
NB.   Attenti alla ‘sapienza del mondo’: conoscere tanto, sapere tutto, avere il      ‘dominio’ delle cose e degli uomini. Una conoscenza a volta ‘spietata’, senza       cuore. Una conoscenza che non ha regole: se è fattibile è lecito farlo.  Una conoscenza … che a volte fa paura.
Il saggio è tale non perché sa molte cose o per il successo ottenuto ma perché è umile, perché sa di non sapere. Nella Chiesa vi sono tantissimi “piccoli che sono anche saggi”: da Bernardette Soubirous ai pastorelli di Fatima, madre Teresa di Calcutta… a tutte persone umili, senza doti eccezionali ma che, grazie al dono della sapienza, hanno messo Gesù e il Vangelo al centro delle loro scelte e sono diventati grandi.
Se vuoi diventare sapiente anche tu, comincia dalle cose semplici. Ci vuole poco: un sorriso, una preghiera semplice, una parola delicata, un gesto amichevole, un poco di pazienza, un sms all’amico che si sente solo, un po’ di attenzione a un compagno antipatico…  Diventa saggio e sarai felice. Sì, perché la felicità è la conseguenza di una vita buona! …La fonte per attingere la Sapienza ti viene data in dono solo da chi è la Sapienza:  Dio !
 
 
 
 
Per la preghiera comunitaria

Vieni Amico e Ospite.  O Spirito Santo, eterno Amore, dolce amico e ospite dell'anima vieni a me, infondi la tua grazia in tutte le facoltà di questa anima, accendi fiamme di carità santa nel cuor mio, stabilisci in me il tuo santo regno, e non permettere che il peccato, la negligenza e l'incostanza tornino mai più a separarmi da te che sei il dolce Ospite dell'anima. Amen.
 
O Spirito Santo, per intercessione della Regina della Pentecoste:
Sana la mia mente dalla irriflessione, ignoranza, dimenticanza, durezza,
pregiudizio, errore, perversione, e concepisci la Sapienza, verità-Gesù Cristo in tutto.
Sana la mia sentimentalità dalla indifferenza, diffidenza, male inclinazioni,
passioni, sentimenti, affezioni, e concepisci i gusti, sentimenti, inclinazioni di
Gesù-Vita, in tutto.
Sana la mia volontà dalla svogliatezza, incostanza, pigrizia, ostinazione, e concepisci Gesù Cristo-Via in me, l’amore nuovo a ciò che ama Gesù Cristo e Gesù Cristo stesso.


Allora, vieni santo Spirito, e donaci la sapienza.                                                                       La conoscenza non basta.                                                                                     La conoscenza ci dice quel che è possibile, la sapienza quel che è lecito. La conoscenza  guarisce la mani, la sapienza ci insegna ad usarle.               La conoscenza prepara cuori artificiali, la sapienza cuori saggi.            Vieni, Spirito Santo e donaci la sapienza… senza la sapienza la terra genera mostri. 
 
Preghiere spontanee
 
Un cuore puro
Signore, vorrei diventare una persona:  semplice  ma  sapiente.
Donami, perciò, un cuore puro; genuino, non bugiardo;
limpido, non torbido; schietto, non confuso;
libero, non condizionato; attento, non indifferente;
sereno, senza paura; retto, che non pensa male;
onesto, che non fa male; essenziale, che sceglie ciò che è vitale;
innocente, che resiste alla tentazione;
aperto, che non esclude nessuno; intelligente, che intuisce il bene.
 
                                                                                                                          Decimo incontro
 
La SINERGIA ‘SPIRITO-CHIESA’ ci dona ogni giorno la LITURGIA … Celebriamo la ‘ripartenza’ della Chiesa e della vita cristiana 
  • Lo Spirito Santo e la Chiesa nella liturgia
Il desiderio e l'opera dello Spirito nel cuore della Chiesa è che noi viviamo della vita di Cristo risorto. Quando egli incontra in noi la risposta di fede da lui suscitata, si realizza una vera cooperazione. Grazie ad essa, la liturgia diventa opera comune dello Spirito Santo e della Chiesa.
Nella liturgia della Nuova Alleanza, ogni azione liturgica, specialmente la celebrazione dell'Eucaristia e dei sacramenti, è un incontro tra Cristo e la Chiesa. L'assemblea liturgica riceve la propria unità dalla «comunione dello Spirito Santo» che riunisce i figli di Dio nell'unico corpo di Cristo. Lo Spirito Santo attualizza il mistero di Cristo.
La liturgia cristiana non soltanto ricorda gli eventi che hanno operato la nostra salvezza; essa li attualizza, li rende presenti.
Il mistero pasquale di Cristo viene celebrato, non ripetuto; sono le celebrazioni che si ripetono; in ciascuna di esse ha luogo l'effusione dello Spirito Santo che attualizza l'unico mistero. Le celebrazioni sono realizzate visibilmente dalla Chiesa: l’Eucarestia va avanti con le parole e i gesti della Chiesa che celebra.                                                                                             Ma abbiamo già la risposta ad una grande domanda: Bastano le parole e i gesti della Chiesa per trasformare il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Gesù Cristo? 
Certamente no! Come i gesti e le partole di Gesù di Nazaret sono resi efficaci dalla potenza di Dio che è in lui…così i gesti e le parole della Chiesa realizzano quello che dicono per le potenza dello Spirito Santo.
  • La Liturgia, questa sinergia Spirito-chiesa la chiama ‘epiclesi’.                               
 
L’ epiclesi (= invocazione su…) è l'intercessione con la quale il sacerdote, imponendo le mani,  supplica il Padre di inviare lo Spirito Santificatore affinché le offerte diventino il Corpo e il Sangue di Cristo e i fedeli, ricevendole, divengano essi pure un'offerta viva a Dio.
‘Questo è il mio corpo…questo è il mio sangue’: per opera dello Spirito sono parole del Signore Gesù. La grande novità è che il pane e il vino diventano la presenza viva del Signore morto e risorto.
Lo stesso vale le altre parole: Io ti battezzo … Io ti assolvo… Io ti ungo … ecc
> Insieme con l'anamnesi, l'epiclesi è il cuore di ogni celebrazione sacramentale, in modo particolare dell'Eucaristia: «Tu chiedi in che modo il pane diventa Corpo di Cristo e il vino [...] Sangue di Cristo? Te lo dico io: lo Spirito Santo discende e realizza ciò che supera ogni parola e ogni pensiero. [...] Ti basti sapere che questo avviene per opera dello Spirito Santo, allo stesso modo che dalla santa Vergine e per mezzo dello Spirito Santo il Signore, da se stesso e in se stesso, assunse la carne».
  • La liturgia ‘fa’ la Chiesa: comunione nello Spirito Santo
 
Mandato dal Padre che esaudisce l'epiclesi della Chiesa, lo Spirito dona la vita a coloro che l'accolgono, e costituisce per essi, fin d'ora, la caparra della loro eredità. Nella liturgia si attua la più stretta cooperazione tra lo Spirito Santo e la Chiesa. Egli, lo Spirito di comunione, rimane nella Chiesa in modo indefettibile, e per questo la Chiesa è il grande sacramento della comunione divina che riunisce i figli di Dio dispersi. Il frutto dello Spirito nella liturgia è inseparabilmente comunione con la Santissima Trinità e comunione fraterna.
> L'epiclesi, ripetuta dopo la Consacrazione, (anche non se non c’è l’imposizione delle mani) è preghiera per la piena realizzazione della comunione dell'assemblea al mistero di Cristo.
‘Ti preghiamo umilmente: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo’. (Pregh. Euc.II)
«La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo» (2 Cor 13,13) devono rimanere sempre con noi e portare frutti al di là della celebrazione eucaristica. La Chiesa prega dunque il Padre di inviare lo Spirito Santo, perché faccia della vita dei fedeli un'offerta viva a Dio attraverso la trasformazione spirituale a immagine di Cristo, la sollecitudine per l'unità della Chiesa e la partecipazione alla sua missione.
> S. Giovanni Crisostomo ha scritto: “Che cos’è il pane consacrato? Corpo di Cristo. E che cosa diventano coloro che si comunicano? Corpo di Cristo. Non molti corpi: un Corpo solo, quello di Cristo.”
 
 
  • La liturgia ‘fa’ il cristiano
> Il cristiano è ‘frutto’ della liturgia; essa lo forgia, lo forma e lo conforma. La liturgia ci precede e ci sta innanzi, a essa si è infatti convocati. Vi si accede come a una realtà di cui non si dispone totalmente e di cui tanto meno si è padroni. In essa si è accolti e ospitati senza restare estranei, si è invitati e commensali che condividono ciò che nutre la loro fede. Quando si accede alla liturgia si sceglie e aderisce a un modo di essere uomo o donna, si persegue una maniera di stare al mondo davanti a Dio e agli altri, in definitiva si acconsente a una vera e propria metamorfosi, quella di “essere fatti cristiani”.
L’accedere alla liturgia per una vita intera, domenica dopo domenica, anno dopo anno, a volte anche in modo abitudinario e svogliato è ciò che tiene in vita il nostro “essere cristiano”, personale come comunitario.
A volte percepiamo che prendere parte alla liturgia è la risposta a una chiamata interiore. Noi entriamo nella liturgia ma in realtà è lei che entra in noi, scende nelle fibre del nostro essere credente, plasma il nostro “uomo interiore” (Ef 3,16), lo coltiva con la cura di una madre, lo nutre con la sapienza di un maestro. La liturgia fa di noi figli e discepoli: figli della Chiesa e discepoli del Vangelo.
> Senza liturgia, cioè senza il nutrimento della parola di Dio e del pane sostanziale dell’eucaristia, senza l’azione della Spirito santo in noi, la consolazione del perdono e l’olio della fraternità, la nostra fede deperisce, degenera, muore. Sì, la fede può morire. La liturgia agisce su noi credenti infinitamente più di quanto noi ne abbiamo piena consapevolezza. Essa dà molto più di quanto noi gli domandiamo, in essa troviamo più di quello che cerchiamo.
Entriamo in una realtà che ci precede perché è il fondamento già posto: è la Parola già pronunciata, è il gesto salvifico già compiuto, è la fede della Chiesa già professata.
  • Racconto:
Un catechista chiese un giorno a un gruppo di giovani in preparazione per la Cresima: ‘Qual è la parte più importante della Messa?’ La maggioranza rispose: ‘La consacrazione’. Ma uno disse: ‘La parte più importante è il rito di congedo’. Il catechista stupito chiese: ‘Perché dici questo?’ Ed egli rispose: ‘La Messa serve a nutrirci con la Parola, il Corpo e il Sangue del Signore. Però la Messa inizia quando termina, quando usciamo nelle strade per andare a fare quello che hanno detto i discepoli di Emmaus: ‘Abbiamo riconosciuto il Signore nella frazione del pane, ed è vivo e vive per sempre e per noi’.   
 > Affermare che la liturgia fa il cristiano significa che io accetto senza preconcetti e senza riserve ciò che nella liturgia della Chiesa è già dato. Fino a quando nella liturgia non giungerò a esperimentare una ricettività convinta e intelligente non accetterò mai che essa formi il mio essere credente. Non decido i testi da leggere ma faccio obbedienza a un lezionario. Non scelgo arbitrariamente le orazioni ma prego i testi che il Messale dispone. Non seleziono i riti da compiere, ma osservo un ordo antico di secoli. Non decido la festa da celebrare ma seguo il calendario liturgico stabilito. Non scelgo i fratelli e le sorelle con i quali formare l’assemblea santa ma li riconoscono presenti, anch’essi come me convocati. È dunque necessario che il cristiano si consegni alla liturgia, si affidi totalmente, permettendo che essa agisca per lui e operi in lui.
 
Per la preghiera comunitaria

Vieni, o Spirito Santo, e dà a noi un cuore nuovo, che ravvivi in noi tutti i doni da Te ricevuti con la gioia di essere Cristiani, un cuore nuovo sempre giovane e lieto.

Vieni, o Spirito Santo, e dà a noi un cuore puro, allenato ad amare Dio, un cuore puro, che non conosca il male se non per definirlo, per combatterlo e per fuggirlo; un cuore puro, come quello di un fanciullo, capace di entusiasmarsi e di trepidare.

Vieni, o Spirito Santo, e dà a noi un cuore grande, aperto alla Tua silen-ziosa e potente parola ispiratrice, e chiuso ad ogni meschina ambizione, un cuore grande e forte ad amare tutti, a tutti servire, con tutti soffrire; un cuore grande, forte, solo beato di palpitare col cuore di Dio.



Preghiere spontanee
 
Noi ti benediciamo, Padre nostro, per la santa vite di Davide, tuo servitore, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo figlio; a te gloria per sempre. Amen.
Noi ti benediciamo, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai
rivelate per mezzo di Gesù, tuo figlio; a te la gloria per sempre. Amen.
Come questo pane spezzato, prima disperso sulle colline, raccolto e
diventato uno, cosi anche la tua Chiesa si raccolga dalle estremità della
terra nel tuo regno; poiché tua e la gloria e la potenza per sempre.
Amen”. (dalla Didachè)
 
                                                                                                                             Nono incontro

Lo Spirito è VENTO che ‘scompiglia’, muove, mescola … E’ FUOCO che fonde, brucia le scorie, trasforma … FA NUOVE TUTTE LE COSE: ne meditiamo alcuni esempi
à    Lo Spirito è come il vento.
S. Francesco aveva cantato: Laudato si, mi Signore,  per frate vento…
Negli Atti degli Apostoli si legge che, mentre il giorno della Pentecoste stava per finire, gli Apostoli si trovavano insieme nelle stesso luogo. Ad un tratto sentirono un forte rumore come di ‘vento che si abbatte gagliardo’(At 2,2). Allora ‘furono tutti pieni di Spirito Santo’ (At 2,4). Dunque il vento è il primo simbolo dello Spirito Santo, come ha detto san Giovanni Paolo II in una sua catechesi del mercoledì.
‘Il vento soffia dove vuole’, dice Gesù stesso parlando a Nicodemo (Gv 3,8).
Lo Spirito Santo: agisce dove vuole, quando vuole, come vuole, in tutto il mondo.
Il simbolo del vento insegna che lo Spirito Santo non è proprietà dei cristiani: in ogni uomo può operare.                                                                                                                              .
Il vento muove le cose e le solleva, scioglie e sveglia. Lo Spirito Santo è energia, è forza che innalza l’anima.
Il papa Paolo VI disse: Lo Spirito Santo del Signore che anima l’uomo scompiglia senza posa gli orizzonti dove la sua intelligenza ama trovare le proprie sicurezza e sposta i limiti dove vorrebbe chiudere volentieri la sua azione. Lo Spirito Santo ci libera dal ‘complesso dell’ostrica’.
Dalla saggezza di don Tonino Bello: ‘Siamo troppo attaccati allo scoglio. Alle certezze. Ci piace la tana. Ci attira l’intimità del nido. Ci terrorizza l’idea di rompere gli ormeggi, di avventurarci sul mare aperto…  Il vento modella ogni cosa.
Lo Spirito Santo fa di Abramo il nostro padre nella fede. Lo Spirito Santo di un pastorello dal nome Davide ne fa un re. Lo Spirito Santo rende Maria Madre-Vergine.
Lo Spirito Santo chiama il persecutore Saulo, e ne fa l’apostolo delle genti.
Lo Spirito Santo prende un peccatore, Agostino, e ne fa un Dottore della Chiesa.
Lo Spirito Santo ispira Francesco e lo fa il santo più amato dagli italiani.
Lo Spirito Santo ha toccato me e te e, se lo vogliamo ci prepara per le cose più belle e più grandi. Lo Spirito Santo fa cambiare le vecchie abitudini, fa voltare pagina, dà slancio.
Questo è importante! La vita non è una questione di anni, ma di slancio.
Alessandro Magno a 18 anni vinse la battaglia di Cheronea; santa Giovanna d’Arco aveva appena 17 anni quando liberò Orléans; Pascal a 16 anni già scriveva opere e a 18 anni inventava la prima macchina calcolatrice della storia; Mozart componeva a 12 anni; Maria Goretti fu santa a 12 anni; Laura Vicuna a 13; Domenico Savio a 14; santa Teresina morì a 25 anni; Guglielmo Marconi aveva 21 anni quando compì il primo esperimento di trasmissione senza fili; Raffaello morì a 37 anni; Chopin a 36; Cristo a 33.

Lo Spirito Santo ci libera dal conformismo, dall’unanimismo per cui tutti vestono allo stesso modo, tutti parlano allo stesso modo, tutti si scimmiottano a vicenda.
Il vento dello Spirito Santo ci dice: Sii te stesso. Non aver paura di uscire dal gregge! Niente è più antipatico che nascere originale e morire copia!….’ Così fan tutti!’.
Lo Spirito Santo è fantasia, è sorgente di nuove prospettive, di progetti coraggiosi e innovativi, è stimolo per il futuro. Quando il suo soffio incontra una vela qualsiasi disposta a lasciarsi investire, avvengono miracoli. Lo Spirito mette il vento, noi dobbiamo aprire le vele… allora si naviga.
Adesso preghiamo insieme con le parole di santa Teresa d’Avila.
Vento del suo Spirito,  che soffi dove vuoi, libero e liberatore,  vincitore della legge, del peccato e della morte… vieni!
Vento del suo Spirito che alloggiasti nel ventre e nel cuore di una cittadina di Nazareth... vieni!
Vento del suo Spirito che ti impadronisti di Gesù per inviarlo ad annunciare la buona notizia ai poveri e la libertà ai prigionieri...vieni!
Vento del suo Spirito che ti portasti via nella Pentecoste i pregiudizi, gli interessi e la paura degli apostoli e spalancasti la porta del cenacolo perché la comunità dei seguaci di Gesù fosse sempre aperta al mondo, libera nella sua parola, coerente nella sua testimonianza  invincibile nella sua speranza... vieni!
Vento del suo Spirito che ti porti via sempre le nuove paure della Chiesa e bruci in essa ogni potere che non sia servizio fraterno e la purifichi con la povertà e con il martirio... vieni!
Vento del suo Spirito che riduci in cenere la prepotenza, l‘ipocrisia e il lucro,  e alimenti le fiamme della giustizia e della liberazione e che sei l'anima del Regno... vieni!
Vieni o Spirito, perché siamo tutti vento nel tuo Vento, vento del tuo Vento, dunque eternamente fratelli
 
à    Lo Spirito è come il fuoco
Sempre S. Francesco cantava: Laudato si, mi Signiore, per frate foco, per lo quale enn’allumini la nocte: et esso è bello e iocondo, e robustioso e forte.
Il fuoco. Mentre l'acqua significava la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simboleggia l'energia trasformante degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che « sorse simile al fuoco » e la cui « parola bruciava come fiaccola » (Sir 48,1), con la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte Carmelo, figura del fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, che cammina innanzi al Signore è « con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17), annunzia Cristo come colui che « battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: « Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! » (Lc 12,49). È sotto la forma di lingue come di fuoco  che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di pentecoste e li riempie di sé  La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come uno dei più espressivi dell'azione dello Spirito Santo: « Non spegnete lo Spirito » (1 Ts 5,19).
Dice il Siracide: Se soffi su una scintilla si accende, se vi sputi sopra si spegne. (Sir28,12)
E il card G. Biffi affermava: ‘Lo Spirito non è un tranquillante… Non c’è presen-za vera delle Spirito, che lasci l’uomo quieto e compiaciuto della sua mediocrità. La ruggine dell’anima – orgoglio, indolenza, sensualità,  avidità, volubilità – tutta è assalita da questo fuoco.
Giovanni il Battezzatore aveva detto: Vi battezzerà in Spirito e fuoco.
Lo Spirito, con la sua luce, evidenzia le miserie umane e le vuole cancellare con una radicale purificazione che bruci ogni scoria’.
E Pino Pellegrino aggiunge: ‘Lo Spirito Santo distrugge ciò che è negativo.              Ad esempio distrugge i ’ma’: ‘Vorrei, ma…’ ‘Sarebbe bello, ma…’                  Distrugge i ’se’: ’Se avessi…’ ‘Se vivessi in un altro ambiente…’                    Distrugge gli ’uffa’: soprattutto gli sbadigli che hanno fatto più male agli uomini di tutte le sigarette del mondo’.
à    Come il fuoco, lo Spirito riscalda.
Dice la Liturgia: Vieni, Spirito santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli, accendi in essi il fuoco del tuo amore.  E sempre la Liturgia: Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido…
I due discepoli di Emmaus, dopo l’incontro, dicono: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? (Lc24,32)
 
à    Come il fuoco, lo Spirito fonde e unisce insieme: dà origine alla        comunione della Chiesa.
‘Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi: e tutti siamo abbeverati a un solo Spirito’. (ICor 12,12-13) 
Per la preghiera comunitaria

Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull’abisso, aiuta l’umanità del nostro tempo a comprendere che l’esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo, e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà e la società tutta si edifica nella giustizia.
Spirito della Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo, restituisci noi battezzati a un’autentica esperienza di comunione; rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo, comunità di santi che vive nel servizio della carità.
Spirito Santo, che abiliti alla missione, donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo, tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e sul mondo.
Rendici collaboratori della loro gioia con l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e assicura l’abbondanza del raccolto.
Amen
.
Preghiere spontanee
 
Ti domando, o Gesù, di rinascere, ma di rinascere dall'alto.
Ti prego di ribattezzarmi e rinnovarmi nel tuo Spirito...
Egli sia sempre: l'ispirazione dei miei pensieri, lo stimolo della mia volontà, il centro dei miei affetti, la guida delle mie parole, il sostegno della mia speranza, il motivo e il termine delle mie azioni, l'amico del cuore, il compagno della vita, il mio conforto in morte, il mio tesoro per l'eternità...
Che la mia vita sia un incessante rinascere e crescere nello Spirito.       
(Elena Guerra)
 
                                                                             Ottavo incontro

Lo SPIRITO e la PAROLA… il dono della ‘ISPIRAZIONE’… Lo Spirito aiuta la Chiesa ‘ricordare’ e comprendere la Parola… Illumina chi ‘legge’ con fede la Parola.

Lo Spirito Santo ha un rapporto vitale con la Parola e un ‘ruolo’ decisivo nella redazione-annuncio-accoglienza della Sacra Scrittura.
2Tim 3,16-17: ‘Ogni Scrittura, infatti, è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio si9a b en formato, perfettamente attrezzato per ogni opera buona’.
2Pt 1,21: ‘La profezia infatti non ci fu portata per iniziativa umana, ma degli uomini parlarono da parte di Dio, sospinti dallo Spirito Santo’.
Nel Credo: (lo Spirito) ‘ha parlato per mezzo dei profeti’.

I° parte: Ispirazione
> Dio è l'autore della Sacra Scrittura. Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. «La santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa» (CCC).
> «Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli stesso in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che egli voleva ». “I libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere” (CCC).
> La fede cristiana è la religione della « Parola » di Dio: di una Parola cioè che non è « una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente ». Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture.

II° parte: interpretazione
Lo Spirito ci aiuta sempre affinché la Parola diventi la nostra vita: ascoltare, com-prendere, mettere in pratica.
> Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura. Nella Sacra Scrittura, Dio parla all'uomo alla maniera umana. Principio di retta interpretazione: La Sacra Scrittura [deve] essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta.
Il Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l'ha ispirata:
- Prestare grande attenzione al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura. Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore aperto dopo la sua pasqua. - Leggere la Scrittura nella Tradizione vivente di tutta la Chiesa. La Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa, prima che su strumenti materiali. Infatti, la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l'interpretazione di essa. -Essere attenti all'analogia della fede. Per «analogia della fede» intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.
NB. La Chiesa meditando, pregando, studiando ha sempre meglio inteso la Scrittura, cioè il pensiero di Cristo. In questo approfondimento sono nati i dogmi, le attualizzazioni della Parola, l’insegnamento costante dei pastori. C’è tutta l’opera di illuminazione dello Spirito.
III° parte: la nostra vita ‘ispirata’ dalla Parola
Lo Spirito è accanto a ciascuno di noi quando con fede e umiltà ha contatto con la Parola della Bibbia: è luce che ci conduce alla verità tutta intera (Gv 16,13)
Preghiera del VII sec.: Il Paraclito che procede da te, Signore, illumina le nostre menti e ci conduca, come ha promesso il tuo Figlio, alla verità tutta intera.
Abbiamo sentito sopra il Vaticano II: la Scrittura deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta.
Succede che un passo noto e riletto tante volte senza particolari emozioni… un giorno improvvisamente si illumina, ci parla, proietta luce su una situazione, rende chiara la volontà di Dio. A cose è dovuto ciò? Alla illuminazione dello Spirito. Allora tocchiamo con mano quanto la Parola è viva ed efficace (Eb 4,12)
La riflessione cristiana distingue diversi tipi di luce: la luce naturale, la ragione umana; il lume della fede e della grazia, l’apertura all’invisibile di Dio che conoscere, con il suo aiuto, le cose ‘sopra la ragione’, le realtà invisibili; il lume della gloria: vedremo Dio faccia a faccia.
Lo Spirito ci aiuta con il lume della fede e della grazia: ci sostiene a credere, ci dà capacità di penetrare in profondità i misteri, ci fa cogliere lo splendore della verità e di gustarne la dolcezza, ammirare con gratitudine, gustare, possedere.
Per la preghiera comunitaria
Prima che il tempo fosse, Tu, Spirito Santo, planavi sulla creazione
informe, inanimata e vuota, nell'attesa del primo "Fiat": "Sia fatta la luce". Nella pienezza dei tempi, Tu, Spirito d'Amore, adombrando di gloria la Vergine,
hai messo sulle sue labbra un nuovo "Fiat". Così il Verbo si è fatto carne della nostra carne, rendendo Maria Madre di Dio e dell'umanità. Pure su di me ora plana e aleggia, Tu, Spirito di vita, che tutto perdoni, ricrei e risusciti. Dà forma alla mia anima e trasforma il mio corpo in tempio di Dio, tua stabile dimora. Inondami di grazia, trasforma la mia vocazione in missione, divinizza questo mio corpo destinato ad un eterno peso di gloria in cielo, con Maria, con i santi, con chi mi attende là dove la gioia non avrà mai fine.

Il Dio in cui non credo
Sì, io non crederò mai in:
Il Dio che ami il dolore.
Il Dio mago e stregone.
Il Dio che si faccia temere.
Il Dio che non si lasci dare del tu.
Il Dio che non abbia bisogno dell'uomo.
Il Dio arbitro che giudichi sempre col regolamento alla mano.
Il Dio incapace di sorridere di fronte a molte monellerie degli uomini.
Il Dio che non sappia aspettare.
Il Dio incapace di amare quello che molti disprezzano.
Il Dio incapace di perdonare tante cose che gli uomini condannano.
Il Dio incapace di redimere la miseria.
Il Dio che impedisca all'uomo di crescere, di conquistare, di trasformarsi, di superarsi fino a farsi «quasi un Dio».
Il Dio che non accetti un posto a sedere nelle nostre feste umane.
Il Dio onorato da quelli che vanno a messa e continuano a rubare e a calunniare.
Il Dio a cui piaccia la beneficenza di chi non pratica la giustizia.
Il Dio che preferisca l'ingiustizia al disordine.
Il Dio muto e insensibile nella storia di fronte ai problemi angosciosi della umanità che soffre.
Il Dio che predicano i preti che credono che l'inferno è pieno e il cielo quasi vuoto.
Il Dio che sostenga una chiesa statica, immobile, incapace di purificarsi, di perfezionarsi e di evolversi.
Il Dio che «causi» il cancro, che «invii» la leucemia, che «renda sterile» la donna o che «si porti via» il padre di famiglia che lascia cinque creature nella miseria.
Il Dio che non salvi quanti non lo hanno conosciuto ma lo hanno desiderato e cercato.
Il Dio che non vada incontro a chi lo ha abbandonato.
Il Dio incapace di far nuove tutte le cose.
Il Dio che non abbia mai pianto per gli uomini.
Il Dio che non sia la luce.
Il Dio che non si riveli qualche volta a colui che lo desidera onestamente.
Il Dio che distrugga la terra e le cose che l'uomo ama di più invece di trasformarle.
Il Dio che annichilisca per sempre la nostra carne invece di risuscitarla.
Il Dio che non sappia offrire un paradiso in cui noi ci sentiamo fratelli e in cui la luce non venga solo dal sole e dalle stelle ma soprattutto dagli uomini che amano.
Il Dio che non sia l'amore e che non sappia trasformare in amore quanto tocca.
Il Dio che abbracciando l'uomo già qui sulla terra non sappia comunicargli il gusto, la gioia, il piacere, la dolce sensazione di tutti gli amori umani messi insieme.
Il Dio che non si sia fatto vero uomo con tutte le sue conseguenze.
Il Dio che non sia nato dal ventre di una donna.
Il Dio che non abbia regalato agli uomini la sua stessa madre.
Il Dio nel quale io non possa sperare contro ogni speranza.
Sì, il mio Dio è l'altro Dio.
(Arias Juan)
Preghiere spontanee
O Trinità beata, un solo Dio e un solo Signore, non nell'unità di una sola persona
ma nella trinità di una sola sostanza. Noi adoriamo l'unità della natura, la trinità delle persone, l'uguaglianza della maestà divina. Seguire te è lasciarsi guidare dall'amore, perché tu sei l'amore; seguire te è uscire dalle tenebre per passare alla luce della verità. Fede in te è dar credito all'esperienza di Gesù, riconoscerlo come venuto e voluto da te. Noi siamo tabernacolo vivente quando ti lasciamo ‘abitare’ nel nostro cuore
e più che capire ti contempliamo lasciandoci da te amare. Donaci di far conoscere il tuo amore operante nella storia degli uomini

                                                                                  Settimo incontro

I CARISMI … doni dello SPIRITO … ad ogni persona… PER L’UTILITÀ COMUNE… Il ‘corpo mistico’ si arricchisce dei carismi dello Spirito … I nostri carismi, oggi.

> La Congregazione per la Dottrina della fede ha scritto:
La Chiesa ringiovanisce in forza del Vangelo e lo Spirito continuamente la rinnova, edificandola e guidandola «con diversi doni gerarchici e carismatici». Il Concilio Vaticano II ha ripetutamente messo in rilievo l’opera meravigliosa dello Spirito Santo che santifica il Popolo di Dio, lo guida, lo adorna di virtù e lo arricchisce di grazie speciali per la sua edificazione. Multiforme è l’azione del divino Paraclito nella Chiesa, come amano evidenziare i Padri.
> L’insegnamento della Chiesa afferma:
Lo Spirito Santo, mentre affida alla Chiesa-comunione i diversi ministeri, l'arricchisce di altri particolari doni e impulsi chiamati carismi. Possono assumere le forme più diverse, sia come espressione dell'assoluta libertà dello Spirito che li elargisce, sia come risposta alle esigenze molteplici della storia della Chiesa.
Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo che hanno, direttamente o indirettamente, un'utilità ecclesiale, ordinati come sono all' edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle necessità del mondo. Anche ai nostri tempi non manca la fioritura di diversi carismi tra i fedeli laici, uomini e donne.
Sono dati alla persona singola, ma possono anche essere condivisi da altri e in tal modo vengono continuati nel tempo come una preziosa e viva eredità, che genera una particolare affinità spirituale tra le persone.
I carismi sono una singolare ricchezza di grazia per la vita apostolica e per la santità dell'intero Corpo di Cristo: purché siano doni che derivino veramente dallo Spirito e vengano esercitati in piena conformità agli impulsi autentici dello Spirito (Christideles Laici,24).

> Ma cos'è esattamente un carisma?
Papa Francesco chiede alla piazza: Nel linguaggio comune, quando si parla di “carisma”, si intende spesso un talento, un’abilità naturale. Così, di fronte a una persona particolarmente brillante e coinvolgente, si usa dire: “È una persona carismatica”. Nella prospettiva cristiana, però, il carisma è ben più di una qualità personale, di una predisposizione di cui si può essere dotati: il carisma è una grazia, un dono elargito da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito Santo. Ed è un dono che viene dato a qualcuno non perché sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato: è un regalo che Dio gli fa, perché con la stessa gratuità e lo stesso amore lo possa mettere a servizio dell’intera comunità, per il bene di tutti».
> Rispetto a se stessi il papa incoraggia a cercare di capire se «c’è qualche carisma che il Signore ha fatto sorgere in me, nella grazia del suo Spirito, e che i miei fratelli, nella comunità cristiana, hanno riconosciuto e incoraggiato? E come mi comporto io riguardo a questo dono: lo vivo con generosità, mettendolo a servizio di tutti, oppure lo trascuro e finisco per dimenticarmene? O magari diventa in me motivo di orgoglio, tanto da lamentarmi sempre degli altri e da pretendere che nella comunità si faccia a modo mio?».
E poi bisogna ricordarsi che «tutti i carismi sono importanti agli occhi di Dio e, allo stesso tempo, nessuno è insostituibile. Questo vuol dire che nella comunità cristiana abbiamo bisogno l’uno dell’altro, e ogni dono ricevuto si attua pienamente quando viene condiviso con i fratelli, per il bene di tutti».
> Quali sono i carismi?
È inutile cercare di elaborare uno schema rigido nel quale inserire tutta l’infinita dinamica dello Spirito. Né nel Catechismo né nella Lumen Gentium del Concilio Vaticano II si rinviene una lista esaustiva dei carismi.
San Paolo ne ha enumerata una serie in 1Cor 12, 4-12:
“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo”.
Tenendo conto del fatto che non si può elaborare una lista completa di carismi, ecco solo alcuni esempi:
  • Quelli che si riferiscono all’istruzione dei fedeli: il carisma di apostolo, di profeta, di dottore, di evangelista, di esortatore, di catechista, dell’educatore, di chi sa proporre parole di saggezza, il discernimento dello spirito…
  • Quelli che hanno legame con la promozione umana: il dono della animazione, il carisma dell’elemosina, quello dell’ospitalità, dell’accoglienza, il dono dell’assistenza, la cura dei malati, la grazia delle guarigioni, la capacità della consolazione, i gruppi …
  • Quelli collegati al governo della comunità: il carisma di ‘pastore’, quello di chi presiede, i doni dei ‘ministeri liturgici’. i doni del coordinamento e della organizzazione, i doni di chi sa dirigere, il dono del canto e della musica, … senza contare il carisma di essere marito-moglie, padri e madri …
  • Ci sono molti altri carismi, legati al Sacramento dell’Ordine e alla vita religiosa…

Per la preghiera comunitaria
INNO ALLO SPIRITO SANTOO Spirito Santo dell'Eterno Amore, Tu Spirito degli apostoli, che sostieni la Chiesa,
Tu sei lo Spirito dell'Astinenza e della Purezza.
Tu sei lo Spirito che eleva le anime dal profondo e nessuno fu prima di Te.
Tu sei l'Amore che prega, che tutto suscita, che niente ferma più.
O Spirito Santo, sin dall'inizio Tu sei la Radice.
Tu sei la Luce che risplende su tutti, che tutto si possa rinnovare.
Tu sei quello che dona ai sensi tutto ciò che altrimenti era chiuso.
Tu sei quello che donò Frutto al Seme.
Tu sei la Luce che indica il Perdono.
Tu sei il Cuore che porta Grazia ai peccatori.
Tu sei lo Spirito da cui scaturì il piano della Profondità e dell'Altezza.
Tu sei lo Spirito che può comprendere tutti i pensieri.
Tu sei la Luce che mai diviene Giudice.
Tu sei quello che ama la libertà e sta lontano dal peccato.
Tu sei lo Spirito che mai vuole minacciare.
Tu sei lo Spirito che dona l'Amore a tutti quelli che Lo cercano.
Tu sei lo Spirito tramite il quale tutti divengono uno.
Tu sei lo Spirito che non distacca alcuna anima.
Tu sei lo Spirito che conosce ogni granello di polvere.
Tu sei lo Spirito al quale il più piccolo non va perduto.
Tu sei il Più Grande Pastore d'anime, Colui che ha donato i Sacramenti.
Tu sei lo Spirito che conosce ogni vetta.
Tu sei lo Spirito cui ogni scintilla rassomiglia.
Tu sei lo Spirito che nessuna idea conosce.
Tu sei il Pane che reca la Vita eterna.
Tu sei l'Indice di ogni orologio e di ogni raggio di sole.
Tu sei il Fuoco che non brucia mai e pur può bruciare.
Pieno di profumo, tutto è cresciuto sommo fino a Te.
Da Te emana un soffio ed ha infiammato il mondo.
Il Tuo Regno è come un fiore che muore per la radice, affinché essa rechi vita.
Tu sei lo Spirito che ci consacra all'Amore che non conosce inizio alcuno.
Tu sei lo Spirito che solleva la lingua perché possa pregare.
Tu sei lo Spirito che attraversa regioni impervie e recide ogni vizio, che sempre eleva ponti e sempre riconduce alla Casa.
Tu sei lo Spirito che vigila su ogni vita.
Tu sei lo Spirito che supplica insieme al peccatore e gli dona pietà, che conduce sempre avanti e non conosce sosta alcuna, che sempre può trovare e sempre cerca, che sempre compie miracoli e niente minaccia, che conosce ogni nome, che nessuno vede, che guarda ogni verso e domina ogni parola, che percorre ogni via, al quale nessuno può sottrarsi.
Tu sei lo Spirito, in cui matura l'Amore, che sta sempre all'inizio ed arriva in mezzo.
O Spirito Santo, Tu sei l'Amore che agisce, che cielo e terra non possono sostenere, la Corona nel Padre e nel Figlio, donato all'Amore, che generò Se stesso ed unì, che fece affluire all'anima la Fragranza e sollevò alla Grazia.
Attraverso Te giunge la Pace e la Mano salvatrice.
Tu sei lo Spirito dell'Amore Trino, riflesso in Sè.
Tu sei Colui che dona Perdono e sa sempre Amare.

Preghiere personali spontanee
Dacci un cuore nuovo
Vieni, o Spirito Santo, e dà a noi un cuore nuovo, che ravvivi in noi tutti i doni
da Te ricevuti con la gioia di essere Cristiani, un cuore nuovo sempre giovane e lieto.
Vieni, o Spirito Santo, e dà a noi un cuore puro, allenato ad amare Dio, un cuore puro,
che non conosca il male se non per definirlo, per combatterlo e per fuggirlo;
un cuore puro, come quello di un fanciullo, capace di entusiasmarsi e di trepidare.
Vieni, o Spirito Santo, e dà a noi un cuore grande, aperto alla Tua silenziosa e potente parola ispiratrice, e chiuso ad ogni meschina ambizione, un cuore grande e forte ad amare tutti, a tutti servire, con tutti soffrire; un cuore grande, forte, solo beato di palpitare col cuore di Dio.

                                                                               Sesto incontro

Carne – Anima – Spirito
> Dice S. Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi: Il Dio della pace vi santifichi e il vostro essere intero, lo spirito, l’anima, e il corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo (ITs 5,23).
S. Ireneo scrive: ‘L’uomo perfetto è composto da tre realtà: la carne, l’anima e lo Spirito. L’uno, cioè lo Spirito, salva e forma; l’altra, la carne, è salvata e formata. La rimanente, che si trova tra queste due, cioè l’anima, ora segue lo Spirito e grazie a lui vola, ora obbedisce alla carne e cade in desideri terrestri’.
Nella cultura biblica l’essere umano è un tutt’uno, considerabile da tre punti di vista: la carne (debolezza, peccabilità, fragilità,..), l’anima (l’io che gode di appartenere alla specie umana), lo spirito (la presenza e l’azione di Dio, principio di una vita superiore).
> Il rapporto dello Spirito con il nostro corpo.
+ La Bibbia che dice che il corpo è parte integrante del nostro essere. L’essere umano non ha un corpo, è un corpo. Il corpo, umano è stato assunto dal Verbo diventato un uomo, è stato santificato dallo Spirito nel Battesimo. E’ il tempio dello Spirito Santo.
E’ un corpo di carne: cioè segnato dalla debolezza e dal peccato. Anche Gesù si è fatto carne per noi. Alla fine ci è promessa la resurrezione della carne. Nella Eucarestia riceviamo la carne del Cristo.
Nel linguaggio di Paolo il corpo è luogo di collaborazione: la carne serve allo Spirito e lo Spirito sostiene la carne. L’anima è la vita umana, l’orgoglio di essere persone, è l’io la nostra coscienza.
+ Nei Sacramenti lo Spirito ci raggiunge e ci riempie tutti (anima e corpo): nel Battesimo attraverso il gesto dell’acqua, nella Cresima attraverso l’imposizione delle mani e l’unzione, nella Eucarestia unendoci a Cristo sacerdote e alla Chiesa, nella Penitenza restituendoci l’immagine del figlio di Dio, ecc
Il male non è vivere nella carne, ma vivere secondo la carne.
E’ grazie all’incarnazione-passione-resurrezione del Verbo che l’originale amicizia tra corpo umano e Spirito di Dio è stata ripristinata dopo il peccato e ha la speranza di trionfare in eterno.

> Dice il CCC Il corpo dell'uomo partecipa alla dignità di « immagine di Dio »: è corpo umano proprio perché è animato dall'anima spirituale, ed è la persona umana tutta intera ad essere destinata a diventare, nel corpo di Cristo, il tempio dello Spirito. (473) « Unità di anima e di corpo, l'uomo sintetizza in sé, per la sua stessa condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi, attraverso di lui, toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore. Allora, non è lecito all'uomo disprezzare la vita corporale; egli anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno ». (474)
Talvolta si dà il caso che l'anima sia distinta dallo spirito. Così san Paolo prega perché il nostro essere tutto intero, « spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore » (1 Ts 5,23). La Chiesa insegna che tale distinzione non introduce una dualità nell'anima. (478) « Spirito » significa che sin dalla sua creazione l'uomo è ordinato al suo fine soprannaturale, (479) e che la sua anima è capace di essere gratuitamente elevata alla comunione con Dio. (480)

> Dice S. Paolo ai Galati: ‘Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri’(Galati 5,16-ss)
> Grosso problema esistenziale: come assecondare l’azione dello Spirito?
«Educare non è aggiungere dall’esterno o travasare da uno spirito in un
altro,... si educa traendo dal di dentro e cioè mettendo in atto le possibilità spirituali» (F. Sciacca)

+ L’uomo si trova immerso tra richiami contradditori: sente di essere effimero e debole, ma sente anche la sete interiore dell’immortalità. La carne e lo Spirito hanno voglie diverse.
L’uomo sperimenta una forte incompletezza e provvisorietà. Come potrebbe sperimentare la ‘completezza creativa’?
+ S. Ireneo dice: l’uomo deve essere innestato nello Spirito (pensiamo all’opera dell’innesto: un ramo di un tipo innestato in un albero di altro tipo non perde le sue qualità); l’uomo nell’innesto nello Spirito non perde le sue possibilità. Lo Spirito trasforma l’essere umano: non pensa più a se soltanto, partecipa alla vita caritativa di Dio, entra nel mistero pasquale del Cristo (diventa ‘conforme a Cristo), risorge come essere nuovo, pensa, sceglie, ama come Cristo.
+ Allora… il luogo dove lo Spirito ci guida è la coscienza (diciamo: la voce della coscienza). La coscienza è il ‘ripetitore a distanza’ attraverso il quale lo Spirito ci ‘parla’ e ci ‘guida’. La coscienza è un dono che tutti hanno; i discepoli del Signore ce l’hanno potenziata ed elevata per il dono dello Spirito. S. Agostino lo chiama: il maestro interiore. Egli ci istruisce con le buone ispirazioni, con le illuminazioni interiori: luci che si accendono ascoltando la Parola e nella preghiera.
(NB. La stessa influenza ce l’ha con la Chiesa tutta: ne parleremo altrove)
La forza della Pasqua entra in lui e lo trasforma: acquisisce i sentimenti che sono in Cristo. Certamente il tutto avviene in parte, lentamente: sarà completo nell’altra vita.
+ E’ davvero iniziata una nuova creazione, un essere nuovo. Ora possiamo dire tranquillamente: ‘posso essere posseduto dallo Spirito’.
Lo Spirito, che ha accolto l’innesto, … possiede, riempie, guida rafforza l’essere umano.
NB. Non ci sorprendiamo più davanti alla santità, alle opere caritative, alla gioia, alla creatività, alla pazienza, alla semplicità…. di tante persone, che lasciano operare lo Spirito che abita in loro.
Per questo la vita del cristiano è detta ‘vita spirituale’.
Per la preghiera comunitaria
PREGHIERA PER IL DONO DELLO SPIRITO SANTO: O Gesù, noi siamo tuoi fratelli, che soffrono nel loro corpo, che è stato redento da te. Ma il nostro spirito chiama te, o Dio, e invoca il tuo Spirito: mandaci il tuo Spirito Santo, che aumenti il nostro amore. Manda il tuo Spirito Santo, che è Amore, per guarire le nostre ferite. Desideriamo imparare da te, o Gesù, a vivere per gli altri e a donare tutta la nostra vita e tutto ciò che abbiamo. O Gesù, manda a noi il tuo Spirito, che all'inizio della creazione si librava sulle acque; e dalle acque è uscita la vita! La vita nasce dentro il nostro cuore mediante lo Spirito, quella vita che tu hai vissuto, o Gesù, che hai donato attraverso il tuo Spirito alla Madonna, la quale ti ha concepito in grembo. Donaci il tuo Spirito che è vita. O Gesù, donaci e mandaci lo Spirito per liberarci dalla paura davanti alla tua vita. Liberaci da ogni tentazione, dallo spirito maligno che è attivo ogni giorno, che desidera metterci fretta, che desidera mettere nel nostro cuore pensieri di rifiuto: “Non ho il tempo, non capisco niente”, che desidera mettere nervosismo nel nostro cuore. O Gesù, liberaci dallo spirito del male e riempici dello spirito di obbedienza e di umiltà, come hai riempito il cuore della tua Mamma. Desideriamo seguire la parola del Padre verso di noi. Donaci lo spirito della pace e della serenità. O Gesù, noi non abbiamo paura; abbiamo la gioia, perché il tuo Spirito è capace di cambiarci. Effondi il tuo Spirito nei nostri cuori.
Il tempo in cui viviamo è pericoloso. Tu vuoi salvarci; tu non hai tempo da perdere, tu desideri cambiarci da subito, mettere nel nostro cuore il tuo progetto. Si, sappiamo di essere deboli, non siamo qui per caso, siamo stati chiamati. Metti la tua parola nel nostro cuore, prendici per mano, prendi in questi giorni ciascuno di noi, portaci davanti al Signore, davanti allo Spirito Santo, perché diventiamo semplici, obbedienti, umili. Aiutaci, Maria, nostra madre.
Manda il tuo Spirito a rinnovare la terra
Ti supplico, o amante Salvatore, di mandare ora di nuovo il Paraclito su questa terra, che ha tanto bisogno d'essere rinnovata, perché la maggior parte degli uomini è preda dello spirito di menzogna e di un triste pervertimento.
Sì, o Gesù, manda il tuo Spirito a rinnovare la faccia della terra e a santificare le anime nostre, affinché quando verrai nella tua maestà a giudicare tutte le nazioni, tu possa raccogliere amplissima messe di anime salvate in grazia di quegli ammirabili misteri di dolore e di amore, coi quali operasti la redenzione del genere umano. Manda, o Signore, il tuo Spirito. Amen.


Preghiere personali spontanee
Preghiera: O Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall'errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell'anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce. Mostraci la Volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo che possiamo prendere le giuste decisioni. Aiutaci a cogliere negli avvenimenti i segni di Dio, gli inviti che ci rivolge, gli insegnamenti che vuole inculcarci. Rendici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella perspicacia soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso. Ma soprattutto eleva il nostro sguardo, là dove egli si rende presente, ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca. Per Cristo nostro Signore. Amen.n
                                                                                                                    Quinto incontro

La Chiesa del Cristo nasce dalla Pentecoste
Con la ‘Pasqua’ ed i ‘Tabernacoli’, la ‘Pentecoste’ è una delle tre feste importanti per Israele. All’origine è la festa della messe, giorno di gioia e ringraziamento per i prodotti della terra (sette settimane dopo la Pasqua) e l’offerta del primo covone. Poi diventa la festa dell’anniversario dell’alleanza (celebrata 50 giorni prima con la Pasqua).
La Pentecoste cristiana
> Promessa di Dio: negli ultimi tempi lo Spirito sarebbe stato dato a tutti.
Gioele 3,1-2: ‘Dopo questo io effonderò il mio Spirito su ogni uomo. I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri vecchi avranno dei sogni, i vostri giovani vedranno visioni’. Ez. 36,27: ‘Metterò il mio spirito dentro di voi, farò sì che osserviate i miei decreti e seguiate le mie orme’. Mc 1,8: (dice il Precursore) ‘Io vi ho battezzato con acqua; ma egli vi battezzerà con Spirito Santo’. At 1,5: (dice Gesù risorto) ‘Tra pochi giorni, sarete battezzati nello Spirito Santo’.
 Gesù morto, risorto ed esaltato alla destra di Dio porta a termine la sua opera effondendo lo Spirito sulla comunità apostolica. La Pentecoste è la pienezza della Pasqua.
> Il racconto degli Atti (At 2,1-13)
Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?». Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto».
> Cosa ha portato di nuovo lo Spirito a Pentecoste
+ Rinnova, eleva la natura umana. Gli Apostoli sono cambiati, ‘totalmente nuovi’. L’inno dice: ‘Riempi di grazia celeste i cuori che hai creato’. Lo Spirito concorre alla nostra creazione, dandoci l’ordine, l’armonia, la bellezza… dell’essere umano. Ora completa l’opera creaturale restaurando, rinnovando, elevando la nostra natura umana: ci dona lo Spirito di Cristo, lo Spirito della redenzione, dei tempi nuovi. Conc. Vat. II: ‘Lo Spirito Santo, in un modo noto solo a Dio, offre a ogni uomo la possibilità di essere associato al mistero pasquale’. Perciò possiamo dire con S. Ireneo: ‘Ha portato ogni novità portando sé stesso’. Colui che un tempo veniva parzialmente e saltuariamente sui profeti, ora, in Cristo, è stabilmente e personalmente negli apostoli e tra noi.
+ I profeti avevano annunziato che i dispersi sarebbero stati radunati sul monte Sion. La Pentecoste realizza l’unità spirituale dei Giudei e dei proseliti di tutte le nazioni (l’ekklesia di Gerusalemme è composta ad es. di giudei-cristiani) docili agli insegnamenti degli apostoli per partecipare all’amore fraterno della mensa eucaristica (…allo spezzare il pane – At2,42). Si inverte stabilmente il fenomeno della dispersione operata a Babele (Gen 11,1-9) Lo Spirito Santo sarà chiamato ‘Signore che dà la vita’… ora può essere chiamato ‘Signore che dà la comunione’. E’ quanto chiediamo nella preghiera eucaristica, dopo la Consacrazione:  ‘Ti preghiamo umilmente per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo’. Spinto dallo Spirito il Signore Gesù tende ad impersonare la forma più elevata dell’amore che offre la propria vita come grazia per la nostra salvezza. Questo stato spirituale viene offerto, con il supporto dello Spirito, a tutti gli uomini. E gli uomini vengono ‘contagiati’ dai sentimenti, dagli affetti di Gesù per il Padre e per gli uomini. Tra gli altri doni (che vedremo poi) lo Spirito rende comunicabili le persone tra loro in Cristo.
+ C’è un preavviso di una testimonianza ‘fino alle estremità della terra’ (At1,8), a tutte le genti, con il miracolo della ‘audizione nella propria lingua natia’. La Pentecoste raduna la comunità messianica per farla partire verso la missione: il discorso di Pietro, ‘in piedi con gli undici’, ad ‘alta voce’ è il primo atto della missione data da Gesù: (At 1,8) ‘Ma lo Spirito Santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza per essermi testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino all’estremità della terra’.
+ La Chiesa di Cristo nasce a Pentecoste:(At 2,41 ss) ‘Essi accolsero la sua parola e furono battezzati e in quel giorno si aggiunsero loro quasi tremila persone. Essi partecipa-vano assiduamente ….’ Questo ‘Battesimo nello Spirito Santo’ è una specie di investitura apostolica ‘simile’ al battesimo di Gesù al Giordano: una teofania solenne all’inizio del ministero pubblico. L’aspetto esterno della teofania fu passeggero, ma il dono alla Chiesa è definitivo.
+ La Pentecoste inaugura il ‘tempo della Chiesa’ che nel suo cammino con e verso Cristo riceve costantemente da lui lo Spirito che la raduna nella fede e nella carità, la santifica e la manda in missione. L’azione dello Spirito dopo la Pentecoste fa vedere l’inizio di una ‘nuova creazione’ e di tempi nuovi… ed anche di un ‘uomo nuovo’ (che vedremo in seguito). Lo Spirito donando la ‘grazia caritativa’ ai credenti va formando l’esistenza nuova degli uomini nel Cristo integrale (Corpo mistico), che sulla terra ha la forma della Chiesa. Il dono dello Spirito qualifica gli ‘ultimi tempi’, periodo che incomincia con l’ascensione e troverà il suo compimento nell’ultimo giorno, quando il Signore ritornerà.

Per la preghiera comunitaria
Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti,
riempi della tua grazia i cuori che hai creato. O dolce consolatore, dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima. Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore
irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola. Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Difendici dal nemico, reca in dono la pace,
la tua guida invincibile ci preservi dal male. Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Sia gloria a Dio Padre, al Figlio, che è risorto dai morti
e allo Spirito Santo per tutti i secoli. Amen.
(Rabano Mauro)

(Preghiera all’inizio di ogni seduta del Concilio) Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo; sentiamo il peso delle nostre debolezze, ma siamo tutti riuniti del tuo nome; vieni a noi, assistici, vieni nei nostri cuori; insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiesto. Sii tu solo a suggerire e a guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso; non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l’ordine e la pace; non ci faccia sviare l’ignoranza; non ci renda parziali l’umana simpatia, non ci influenzino cariche e persone; tienici stretti a te e in nulla ci distogliamo dalla verità; fa’ che riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemperare bontà e fermezza insieme, così da fare tutto in armonia con te, nell’attesa che per il fedele compimento del dovere ci siano dati in futuro i beni eterni. Amen. (Sant'Isidoro di Siviglia)


Supplica allo Spirito Santo

Vieni, Spirito Santo, effondi su di noi la sorgente delle tue Grazie e suscita una nuova Pentecoste nella Tua Chiesa! Scendi sui Tuoi vescovi, sui sacerdoti, sui religiosi e sulle religiose, sui fedeli e su coloro che non credono, sui peccatori più induriti e su ognuno di noi! Scendi su tutti i popoli del mondo, su tutte le razze e su ogni classe e categoria di persone! Scuotici con il Tuo soffio divino. purificaci da ogni peccato e liberaci da ogni inganno e da ogni male!
Infiammaci con il Tuo fuoco, fa' che bruciamo e ci consumiamo nel Tuo Amore!
Insegnaci a capire che Dio è tutto, tutta la nostra felicità e la nostra gioia,
e che solo in Lui è il nostro presente, il nostro futuro e la nostra eternità.
Vieni a noi Spirito Santo e trasformaci, salvaci, riconciliaci, uniscici, consacraci! Insegnaci ad essere totalmente di Cristo, totalmente Tuoi, totalmente di Dio!
Questo te lo chiediamo per l'intercessione e sotto la guida e protezione della Beata sempre Vergine Maria, Tua immacolata Sposa e Madre nostra, Regina della Pace! Amen.

                                                                           Quarto incontro
Lo Spirito scende e rimane in Gesù
La presenza dello Spirito nel VT.
Nel VT lo Spirito non si è rivelato come persona, ma come forza divina che trasforma le personalità umane per renderle capaci di atti eccezionali… per confermare il popolo nella sua vocazione e farne il servo di Javeh.
Suscita i Giudici e i re (es Sansone, Gedeone, Saul, David…) e li attrezza con una nuova personalità e capacità eccezionali. Per mezzo loro prolunga l’epopea dell’esodo e assicura l’unità del popolo. I re vengono anche unti per evidenziare l’impronta dello spirito. Compiuta la loro missione lo Spirito li lascia.
Suscita i profeti. Spesso sono presi controvoglia, però sentono una pressione sovrana che li costringe a parlare ed agire. Sentono che la parola che annunciano non è nata con loro, è la parola stessa di Dio e che hanno avuto accesso ai segreti di Dio.
Si prospetta il ‘servo di Javeh’, che con le sue sofferenze giustificherà molti, in lui Javeh si compiace e gradisce i suoi sacrifici, specie quello della vita … per lui passa la salvezza delle moltitudini.
Susciterà lo Spirito per tutto il popolo, come soffio di vita per le ossa inaridite (Ez 37). Questa è ancora solo una speranza, per ora lo Spirito non può rimanere, ‘non è ancora dato’ (Gv 7,39) E di fatti ‘il popolo è ancora capace di contristare lo Spirito’ (Is 63,10)
 Lo Spirito scende e rimane su Gesù
Giovanni attendeva un Messia che avrebbe battezzato ‘nel fuoco’ (Mt 3,11)              Gesù compie un gesto che confonde Giovanni: chiede il battesimo nell’acqua; e lo Spirito si manifesta in lui, dopo che è uscito dall’acqua, in modo semplicissimo e nello stesso tempo divino: il cielo si apre, si sente una voce, discende una colomba.                                               Non c’è apparenza di una  azione: il Figlio agisce e si fa battezzare, il Padre parla al Figlio, lo Spirito non parla neppure; sembrerebbe inattivo…                                 Ma compie un’opera grandiosa: fa sì che avvenga l’incontro, fa sì che arrivi a Gesù il compiacimento del Padre, fa sì che si ponga nel  suo atteggiamento di Figlio e fa salire verso il Padre la consacrazione di Cristo e le  primizie del sacrificio del Figlio diletto.  Giovanni forse pensava che il battesimo nell’acqua fosse finito con lui, invece diventa il vero Battesimo nello Spirito.
Il Battesimo di Gesù non è una scena di vocazione, ma di investitura del Messia e la presentazione da parte di Dio del Figlio suo, di quel servo che custodiva in segreto, che teneva da parte. Lo Spirito in Gesù non determina una nuova personalità. Fin dal seno materno fa di Gesù il Figlio di Dio. Senza alcun rito, fin dal concepimento, senza l’intervento dell’uomo, ma per la sola azione dello Spirito in Maria non solo è consacrato a Dio, ma è il ‘santo’ per il suo stesso essere. (Lc 1,35)
Con tutta la sua condotta Gesù manifesta l’azione dello Spirito in lui.                 
Nello Spirito affronta il demonio (Mt 4,1); apporta ai poveri la buona novella e la parola di Dio (Lc 4,18);  i suoi miracoli che sconfiggono il male, la forza e la verità della sua parola, la sua familiarità immediata con Dio sono la prova che su di lui ‘riposa lo Spirito’ (Is 61,1); egli è nello stesso tempo il Messia che salva, il profeta atteso e il servo diletto.                                                                                                           
Negli ispirati del VT la manifestazione dello Spirito aveva sempre qualcosa di occasionale e di transitorio.                                                                              Con il NT in Gesù sono permanenti. Annuncia la Parola senza che qualcuno gliela suggerisca; fa il miracolo quando vuole; vive sempre davanti a Dio in una trasparenza totale. Nessuno ha mai posseduto lo Spirito come lui ‘al di là di ogni misura’ (Gv 3,4).                                                     Gli ispirati del VT hanno coscienza di essere ‘afferrati’. In Gesù nessuna traccia di costrizione: E’ talmente sempre unito al Padre e allo Spirito da sembrare non aver bisogno di loro; ma solo non può farne a meno, è una sola cosa con loro (il Padre è sempre con lui, Gv 8,29). Gesù avverte che lo Spirito non è una forza che arriva dall’esterno: lui stesso è la casa dello Spirito, lo Spirito gli appartiene, è il suo proprio Spirito.
Gesù è pieno dello Spirito e agisce per mezzo suo… Lo manifesta in tutti i suoi atti, è inseparabile da sé… quasi non ne parla. Per poterlo riconoscere e ricevere bisogna che Gesù se ne vada (Gv 7,39 , 16,7)   (NB ne parleremo)
 
Per la preghiera comunitaria
  1. Sequenza allo Spirito Santo della domenica di Pentecoste
     Vieni Santo Spirito manda noi dal cielo un raggio della Tua Luce.
     Vieni padre dei poveri, vieni datore dei doni.
     Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.
     Nella fatica, riposo; nella calura, riparo; nel pianto, conforto.
     O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.
     Senza la Tua forza, nulla è nell'uomo, nulla è senza colpa.
     Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
     Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.
     Dona ai Tuoi fedeli, che solo in te confidano, i Tuoi Santi doni.
     Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.


  1. Dammi il fiore della speranza
    Vieni, o Spirito Santo, lume dei cuori e dolce ospite dell'anima, accendimi dei tuoi santi ardori, e degnati di congiungere al mio debole pregare i tuoi gemiti inenarrabili.
    Tu, o Spirito Santo, hai detto che a coloro che amano Dio tutte le cose ritornano in bene; ravviva la mia fede e fammi credere proprio effettivamente a così consolante promessa dalla quale sorge un bel fiore di speranza. Amen.

  2. Spirito Santo, bacio d'eterna alleanza
    O Spirito Santo, che sei tu come il bacio di eterna alleanza che il cielo dà alla terra, vieni!
    Il divin Verbo ti ha aperto la via incarnandosi, ti ha purificata l'abitazione dei nostri cuori col sangue suo, te l'ha abbellita coi suoi meriti. Dopo il sacrificio d'un Dio, il suo Spirito divino bisogna che torni nella creatura redenta e ne compia la santificazione. E io sono una di quelle creature fortunate. Grazie, o Gesù, al tuo cuore ferito da cui viene a noi quell'eterna fiamma di carità che è lo Spirito Santo. Amen.
 
  1. O Spirito Santo
    Dolce Ospite dell'anima, infondi in noi, ti supplichiamo, i fulgidi raggi della tua luce che ci facciano comprendere l'altissima e consolante verità del tuo abitare in noi, e fa che siamo intimamente consapevoli da non dimenticare mai che ti abbiamo in noi realmente presente. Ma più ancora, facci sentire la tua presenza durante l'adorazione, avendo noi la grazia di pregare insieme a te; alle nostre preghiere purtroppo fredde e distratte congiungi i gemiti inenarrabili della tua infinita carità O divino Spirito, che abiti in noi, svegliaci dal nostro torpore e aiutaci ad apprezzare tanta grazia e a corrispondervi. Amen.
 
  1. O Spirito Santo,
    - vincolo d’ineffabile amore fra il Padre e il Figlio, vieni,
    - misterioso artefice della creazione, vieni,
    - silenzioso operatore dell’Incarnazione del Verbo, vieni,
    - invisibile ispiratore della Parola di Dio, vieni,
    - vigoroso suscitatore di personalità profetiche, vieni,
    - potente operatore della risurrezione di Cristo, vieni,
    - mirabile costruttore della Chiesa, vieni,
    - efficace agente nei Sacramenti della fede, vieni,
    - fecondo germe di vita soprannaturale nei fedeli, vieni,
    - permanente santificatore del mondo, vieni.
    Vieni o Spirito Santo a rinnovare la nostra vita, le nostre menti, i nostri cuori, tutte le nostre persone, a creare in noi dei veri figli del Padre, che a lui si lasciano offrire ogni giorno per le mani di Maria, con Gesù, in Gesù, per Gesù a gloria della Santissima Trinità. Amen
 
  1. PREGHIERA PER IL DONO DELLO SPIRITO SANTO:                                                          O Gesù, noi siamo tuoi fratelli, che soffrono nel loro corpo, che è stato redento da te. Ma il nostro spirito chiama te, o Dio, e invoca il tuo Spirito: oh mandaci il tuo Spirito Santo, che aumenti il nostro amore. Manda il tuo Spirito Santo, che è Amore, per guarire le nostre ferite. Desideriamo imparare da te, o Gesù, a vivere per gli altri e a donare tutta la nostra vita e tutto ciò che abbiamo.           O Gesù, manda a noi il tuo Spirito, che all'inizio della creazione si librava sulle acque; e dalle acque è uscita la vita! Oh, la vita nasce dentro il nostro cuore mediante lo Spirito, quella vita che tu hai vissuto, o Gesù, che hai donato attraverso il tuo Spirito alla Madonna, la quale ti ha concepito in grembo. Oh, donaci il tuo Spirito che è vita. O Gesù, donaci e mandaci lo Spirito per liberarci dalla paura davanti alla tua vita. Liberaci da ogni tentazione, dallo spirito maligno che è attivo ogni giorno, che desidera metterci fretta, che desidera mettere nel nostro cuore pensieri di rifiuto: “Non ho il tempo, non capisco niente”, che desidera mettere nervosismo nel nostro cuore. O Gesù, liberaci dallo spirito del male e riempici dello spirito di obbedienza e di umiltà, come hai riempito il cuore della tua Mamma. Desideriamo seguire la parola del Padre verso di noi. Donaci lo spirito della pace e della serenità. O Gesù, noi non abbiamo paura; abbiamo la gioia, perché il tuo Spirito è capace di cambiarci. Effondi il tuo Spirito nei nostri cuori.
    Il tempo in cui viviamo è pericoloso. Tu vuoi salvarci; tu non hai tempo da perdere, tu desideri cambiarci da subito, mettere nel nostro cuore il tuo progetto. Si, sappiamo di essere deboli, non siamo qui per caso, siamo stati chiamati. Oh, metti la tua parola nel nostro cuore, prendici per mano, prendi in questi giorni ciascuno di noi, portaci davanti al Signore, davanti allo Spirito Santo, perché diventiamo semplici, obbedienti, umili. Oh, aiutaci, Mamma! Nel nome del tuo Figlio e nostro Dio, preghiamo per il dono dello Spirito: Padre Nostro.
 
  1. Atto di Unione                                                                                                                          Signore Gesù comunica, te ne supplico, il tuo Spirito all'anima mia;
    battezzami ancora una volta nel tuo sangue; associami alla tua oblazione eucaristica;  arricchiscimi di grazie sempre maggiori; soprattutto infondimi il dono della preghiera vera e perseverante.
    Donami un cuore nuovo, purificato dal tuo Amore, i cui affetti, sebbene mediocri, ti siano graditi: visitalo, Signore, questo mio povero cuore, e trasformalo in un vaso di elezione.
    Rettifica le mie intenzioni, perché non siano viziose o troppo umane, e fa' che le mie azioni siano conformi alla tua volontà. Rendimi somigliante a Te nella pazienza, perché mi sia caro soffrire e faticare insieme a Te.
    Fa' che io parli, Signore, assecondando il tuo Spirito: che le mie parole ti glorifichino e siano utili al bene spirituale del mio prossimo.
    Consegno infine a Te, tutto il mio essere, perché, mediante il tuo Spirito,
    lo plasmi, lo rinnovi, e lo trasformi, configurandolo pienamente a Te. Amen.

                                                                            Secondo incontro

 
Ruah – Pneuma – Spiritus
Sono i tre termini usati, in ebraico, greco e latino, per chiamare lo ‘Spirito Santo’.
In ebraico la parola che corrisponde a "spirito" è ruah, un nome di genere femminile, e significa anche "soffio", "aria", "vento", "respiro". Per la religione ebraica con tale termine viene indicata la Potenza divina che può riempire gli uomini, ad esempio i profeti. Questo concetto non ha avuto tuttavia uno sviluppo particolare nell'Ebraismo, come invece si è avuto nel Cristianesimo.                                                                                       In greco "spirito" si dice pneuma; da pneō, cioè "respirare", "soffiare", "aver vita", di genere neutro. In latino "Spirito" è Spiritus (da spiro, cioè respirare, soffiare), di genere maschile come Pater e Filius.
Questi significati hanno tutti il senso di qualcosa che, pur essendo invisibile agli occhi umani (per es: proviamo a mimare il vento!) produce degli effetti visibili. Lo Spirito non lo si può vedere, ma lo si può sentire….
Non è mica un caso se nella Bibbia, per dire “Spirito” si usino le parole ruach – pneuma – spiritus che significano vento, alito, soffio, respiro. Spira dappertutto!  Ogni respiro di Dio soffia Amore nell’universo e l’universo stesso vive grazie a questo Suo respirare, grazie a questa sua vita.
Teniamo davanti la parola biblica: ‘Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita; così l’uomo divenne un essere vivente’ (Gen 2,7)
E’ il respiro di Dio. Noi viviamo dentro il respiro di Dio! Ogni Sua inspirazione ed espirazione fa circolare Amore Creativo in ogni angolo del creato!
E’ un respiro amoroso che fa nascere quella stella alpina sulle Dolomiti;                                fa capire la cosa giusta da fare a quella donna;                                                                          fa ritrovare il coraggio a quel ragazzo;                                                                     fa scrivere la poesia a quel poeta;                                                                                         fa innamorare quell’uomo;                                                                                     fa volare alto quell’aquila;                                                                                     fa pregare quella bambina;                                                                                     fa rasserenare quel malato;                                                                                   fa cucinare con amore quella nonna;                                                                                  fa cantare la ninna nanna quell’ostetrica;                                                                                    fa scoprire un farmaco nuovo a quello scienziato;                                                                              fa immaginare un vestito nuovo a quello stilista;                                                       fa fare la pappa reale alle api;                                                                                 fa rischiare la vita a quel vigile del fuoco;                                                                fa desiderare un figlio a quella coppia;                                                                                    fa morire da martire coraggioso quell’adolescente…
Ma perché proprio l’alito, il soffio, il respiro?
In tutte le lingue ‘spirito’ è una parola con sensi molto diversi: persona di spirito, spirito di vino, rendere lo spirito, vivere secondo, lo spirito … Spirito: elemento essenziale ed inafferrabile, fa vivere, ma non possiamo renderci padroni. 
Pensiamo al vento: ora di una violenza irresistibile, ora dolce come un mormorio, ora soffio sterile che inaridisce, ora soave che fa germogliare la vita.                   ‘Non sai da dove viene, né dove va…’
Pensiamo, alla respirazione: una azione fragile e vacillante, ma è la forza del vivente (uomo o animale).  Inspirazione >< espirazione…. Non ne possiamo fare a meno, ma non ne siamo padroni: quando cessa si muore. E’ uno spirito che viene da altrove (da Dio) ma appartiene totalmente all’essere umano, fa della ‘carne’ un essere vivente.    
Cfr Gen 2,7: ‘…soffiò nelle sue narici un alito di vita (ruah), così l’uomo divenne un essere vivente’.                   
Pensiamo alle emozioni umane; tutte si esprimono con il nostro respiro: la paura, la gioia, l’ira, l’ansia, … La ruah diventa l’espressione della coscienza umana, di noi stessi.  Esalare il respiro vuol dire rimettere a Dio la nostra ricchezza, il nostro essere. L’alito, il respiro è la nostra vita, la nostra coscienza, il nostro io. 
A volte ci pare di essere invasi da una forza estranea, da uno strano spirito: ad es. la gelosia, l’odio, l’impurità, la critica, la pigrizia, … oppure l’esigenza di giustizia, la compassione, la curiosità, la necessità di implorare aiuto, il bisogno ci compagnia, …  La Parola ci aiuta ad attribuire gli ‘spiriti buoni’ a Dio, come presentimento dell’esistenza di uno Spirito santo e santificatore, sorgente di tutte le trasformazioni interiori. 
La ruah di Dio
Anche per Dio si adopera la stessa terminologia: ruah, spirito, respiro, vento, … Nel VT è rivelato come una forza che trasforma le personalità umane per renderle capaci di atti eccezionali. Nel NT non può essere separato dal Padre e dal Figlio, è componente essenziale della Trinità. È l’Amore. Ne possiamo disegnare i tratti, ma non ha mai voluto neppure un nome suscettibile di evocare una figura umana. 
NB Trinità = relazione.    1°Relazione: Paternità che genera da sempre e per sempre… E’ Padre perché genera il Figlio (il Figlio fa essere il Padre)… II°Relazione: Figliolanza di chi è generato da sempre e per sempre… E’ Figlio perché generato dal Padre… (il Padre fa essere il Figlio)… III°Relazione: perché ci sia vera generazione Padre-Figlio ci vuole una intensità assoluta d’Amore… E c’è generazione solo se c’è l’Amore…(e l’amore fa essere il Padre e il Figlio).
 
Fermiamoci un attimo a contemplare queste parole della Bibbia (accettando il ‘mistero’ dello Spirito che c’è, si sente, ma non si può ‘percepire’)
 
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio (ruach) della sua bocca ogni loro schiera (Sal 33,6).
Lo Spirito del Signore venne su di me e mi disse: “Parla, dice il Signore…” (Ez 11,5).
«Se egli richiamasse il suo spirito e a sé ritraesse il suo soffio (ruah), ogni carne morirebbe all’istante e l’uomo ritornerebbe in polvere» (Gb 34,14-15).
«Se togli il respiro (ruah) muoiono e ritornano nella polvere, mandi il tuo spirito e sono creati» (Sal 104,29-30).
«Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,7-8)
“Soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22)
«Soffiò nelle narici un soffio vitale» (Gn 2,7)
«Spirito, vieni dai quattro venti e soffia (ruah) su questi morti, perché rivivano» (Ez 37,9).
 
Lo Spirito Santo è il movimento, proprio come il vento, la vita, scuote e spinge le vele della nostra vita nel mare dell’Amore di Dio. Lo Spirito è il vento, ma le vele dobbiamo issarle noi. È proprio come l’ossigeno che ci fa respirare e vivere; è fondamentale per la nostra vita, proprio come lo è il vento per una barca a vela che naviga in mare, se non ci fosse il vento, resterebbe ancorata al porto.
 
Tuttavia lo Spirito non è né più e né meno misterioso del Padre e del Figlio, ma ci ricorda più fortemente che Dio è il mistero, ci impedisce di dimenticare che Dio è Spirito e che il Signore è Spirito.
 
Per la preghiera comunitaria
  1. Vieni Santo Spirito manda noi dal cielo un raggio della Tua Luce.
    Vieni padre dei poveri, vieni datore dei doni.
    Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.
    Nella fatica, riposo; nella calura, riparo; nel pianto, conforto.
    O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.
    Senza la Tua forza, nulla è nell'uomo, nulla è senza colpa.
    Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
    Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.
    Dona ai Tuoi fedeli, che solo in te confidano, i Tuoi Santi doni.
    Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.

  2. La Terza Persona della Santissima Trinità.                                                         Nella Sacra Scrittura lo Spirito Santo è chiamato con nomi diversi tra i quali: Dono, Signore, Spirito di Dio, Spirito di Verità, Paraclito. Ognuna di queste parole ci indica qualcosa della Terza Persona della Santissima Trinità. È “Dono” perché il Padre e il Figlio ce lo inviano gratuitamente: lo Spirito è venuto ad abitare nei nostri cuori (cfr. Gal 4, 6); Egli è venuto per restare sempre con gli uomini. Inoltre, da Lui procedono tutte le grazie e i doni, il più grande dei quali è la vita eterna in unione con le altre due Persone divine: in Lui possiamo accedere al Padre mediante il Figlio.
        Lo Spirito è “Signore” e “Spirito di Dio”, che nella Sacra Scrittura sono nomi         che si attribuiscono solo a Dio, perché Egli è Dio con il Padre e il Figlio. È         “Spirito di Verità” perché ci insegna in modo completo tutto ciò che Cristo ci     ha rivelato, e guida e mantiene la Chiesa nella verità (cfr. Gv 15, 26; 16, 13-14). È         l’“altro” Paraclito (Consolatore, Avvocato) promesso da Cristo, che è il primo      Paraclito (il testo greco parla di un “altro” Paraclito e non di un paraclito “diverso” per indicare la comunione e la continuità fra Cristo e lo Spirito).
3.    Ruah, un termine femminile… Ruah: una presenza femminile amorosa …come una sposa.   Una sposa sta vicina al suo uomo, lo consola, lo ama, lo difende,   lo consiglia, lo corregge, gli racconta    cose nuove, lo ricrea, gli sta accanto.     Una sposa è per il suo sposo un motivo fondamentale per cui vivere, per cui      lavorare. Una sposa è unita al suo sposo di un amore libero, scelto e   accolto liberamente da entrambi; un amore che è dolcezza e     passione,         acqua e fuoco, quiete e dinamismo. Molto simile è l'amore che unisce la creatura    al Creatore, l'uomo a Dio, lo sposo alla Sposa Mistica che la Ruah, la Grazia.  
4.     Nel Simbolo Niceno-Costantinopolitano diciamo: ‘Credo nello Spirito Santo,      che è  Signore e da la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il         Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.’   In questa frase i Padri del Concilio di Costantinopoli (381) vollero utilizzare alcune     espressioni bibliche in cui era nominato lo Spirito. Nel dire che “dà la vita”, si    riferivano al dono della vita divina dato all’uomo. Essendo Signore e datore di vita, Egli è Dio col Padre e col Figlio, e pertanto riceve la stessa adorazione   delle altre due Persone divine. Infine, hanno voluto anche indicare la missione        che lo Spirito compie tra gli uomini: ha parlato per mezzo dei profeti. I profeti     sono coloro che hanno parlato in nome di Dio ispirati dallo Spirito per muovere alla conversione il suo popolo.
5.     Preghiamo insieme: 
        O Santo Spirito, Amore che procede dal Padre e dal Figlio
        Fonte inesauribile di grazia e di vita a te desidero consacrare la mia persona,
        il mio passato, il mio presente, il mio futuro,
        i miei desideri, le mie scelte, le mie decisioni,
        i miei pensieri, i miei affetti, tutto quanto mi appartiene
        e tutto ciò che sono.
        Tutti coloro che incontro, che penso che conosco,
        che amo e tutto ciò con cui la mia vita verrà a contatto:
        tutto sia benificato dalla Potenza della tua Luce, del tuo Calore,
        della tua Pace.

        Tu sei Signore e dai la vita e senza la tua Forza nulla è senza colpa.
        O Spirito dell’Eterno Amore vieni nel mio cuore,
        rinnovalo e rendilo sempre più come il Cuore di Maria,
        affinché io possa diventare, ora e per sempre,
        Tempio e Tabernacolo della Tua Divina presenza.
 
                                                                                Terzo incontro

Veni, Creator Spiritus… Vieni, Spirito creatore
La qualifica di ‘creatore’ applicata allo Spirito può sembrare insolita e nuova. L’inno è forse l’unico testo liturgico in cui lo Spirito è chiamato con questo nome. La qualifica ‘creatore’ è come una finestra che si spalanca sulla Bibbia e sulla Tradizione.     S. Atanasio:  Se lo Spirito fosse creatura, noi non avremmo, per mezzo di lui, alcuna partecipazione di Dio…                                                                                       S. Ambrogio: Non è dunque creatura, ma creatore lo Spirito Santo.
I Padri tendono a dire che è creatore, perché non può essere creatura. Alla radice c’è la fede: Credo in solo Dio! E lo Spirito, con il Padre e il Figlio, è adorato e glorificato.   
Sappiamo che Dio crea ‘con-nella parola’ (Dio disse…); ma sappiamo anche che Dio crea per amore, per la ‘bellezza’, (e vide che era una cosa buona/bella) per un cammino piacevole e ordinato.
La ‘parola’ sarà chiamata il Verbo … la bellezza, la premura sarà chiamato lo Spirito dell’amore.  
Nella Bibbia troviamo alcune espressioni che ci fanno pensare:
Gn 1,2: Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Aleggiava è un vento di quiete, non di tempesta. Come un uccello che cova la sua nidiata.                                      Andando avanti nella Bibbia troviamo altri testi sempre più espliciti.
Sal 33,6:  Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio (ruah, pneuma) della sua bocca ogni loro schiera.  
Sal 104,30: Mandi il tuo spirito (ruah), sono creati, e rinnovi la faccia della terra.
Certo, non c’è ancora l’idea di ‘persona’ della Trinità. Ma c’è la base, ripresa poi nel NT, per una apertura più ampia e più vera.
Dice Massimo il Confessore: La Spirito Santo è presente in tutte le cose in quanto è lui che tiene unite tutte le cose e le vivifica… è presente in tutti i cristiani in modo diverso e nuovo, facendone dei figli…
Sap. 1,7: Veramente lo Spirito del Signore riempie l’universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.  E allora: Dove andare lontano dal tuo spirito? (Sal139,7)
Sal 104,29-30: Se togli lo spirito (ruah) muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo Spirito, sono creati e rinnovi la faccia della terra.
Importante: Il rapporto tra lo Spirito Santo e bellezza è stato oggetto di specifica attenzione da parte della teologia che arriva a chiamare lo Spirito Santo Spirito di Bellezza.                                                                                                    L'arte non è un lusso né una sovrastruttura, coopera potentemente a rendere accessibile, anzi commovente, il mondo dello Spirito, dell'ineffabile". “Noi siamo assetati di bellezza” (Beato Paolo VI)
Importante: il titolo di creatore dato allo Spirito da un nuovo fondamento al problema della ecologia e della salvaguardia del creato: deturparlo è contristare il suo autore.    
L’esperienza dello Spirito creatore. Diciamo: Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu come colui che ci da forma (Is 64,7). Diamo carta bianca a Dio, come Maria.
Dice Didimo Alessandro: La potenza creatrice dell’Altissimo costituì il corpo di Cristo, allora lo Spirito Santo giunse sopra la Vergine Maria.
Cosa apporta di specifico e di personale lo Spirito nella creazione?
Dice san Basilio:      Il Padre è la causa principale, colui dal quale sono tutte le cose,                       il Figlio la causa efficiente, colui per mezzo del quale tutte le cose                    sono fatte,                                                                                                      lo Spirito è la causa perfezionante, colui che porta a                       perfezione tutto il creato.  Fa passare dall’essere informe                     all’essere formato e perfetto.
In altre parole fa passare il creato dal ‘caos’ (mondo informe, materia prima) al ‘cosmo’ (cosmetico, strumento di bellezza)  che fa del mondo qualcosa di bello, di ordinato, pulito: un ‘mondo’, appunto mondato e bello. 
Ambrogio: Quando lo Spirito cominciò ad aleggiare su di esso, il creato non aveva ancora alcuna bellezza. Invece, quando la creazione ricevette l’operazione dello Spirito, ottenne tutto questo splendore di bellezza che la fece rifulgere come ‘mondo’ (= pulito, ordinato, bello)
Da notare un fatto importante: Dio non è stato creatore una volta per sempre; ma costantemente comunica energia, spinge, anima e rinnova la creazione.
S. Basilio: Creare è fare continuamente nuovo. E lo Spirito è sempre colui che fa passare dal caos al cosmo, dal disordine all’ordine, dalla confusione alla all’armonia, dalla deformità alla bellezza…è colui che ‘crea e rinnova la faccia della terra’.
Ambrogio: Se provi a sottarre lo Spirito alla creazione, tutte le cose si mescolano e la loro vita appare senza legge, senza ordine, senza determinazione alcuna. Senza lo Spirito la creazione intera non può perdurare.
à     Pensiamo al momento della morte del Signore: ‘vennero le tenebre su   tutta      la terra’. Una allusione velata al caos iniziale: ‘l’umanità era sul punto di     ricadere nel caos e di dissolversi per lo sgomento della passione, se Gesù non    avesse consegnato lo Spirito nelle mani del Padre e diffuso lo Spirito nel       mondo… al diffondersi dello Spirito, come rianimato e vivificato l’universo ritrova la sua stabilità’ (antica omelia pasquale).  
Lo Spirito è quello che animava Gesù e il caos è quello del male e del peccato.
 
Per la preghiera comunitaria
  1. Mi accorgo, Signore, che la terra del mio spirito è ancora inconsistente e vuota, che le tenebre ricoprono, la superficie dell’abisso… Essa è infatti nella confusione come  una specie di caos spaventoso e oscuro, ignorando sia il suo fine sia la sua origine e il modo della sua natura… Così la mia anima, Dio mio, così è la mia anima. Una terra deserta e vuota, invisibile e informe, e le tenebre sono sulla superficie dell’abisso… Ma l’abisso del mio spirito ti invoca, Signore, affinché tu crei, anche da me, cieli nuovi e terra nuova. Vieni Spirito Santo aleggia e soffia anche nel mio caos, rischiara le mie tenebre, fa di me un piccolo cosmo, una cosa bella, armoniosa, pura: una nuova creazione.  (Guigo II)
  2. INNO ALLO SPIRITO SANTO
    O Spirito Creatore, vieni, le menti visita: di grazia colma l'anima di chi creasti provvido. Consolatore ottimo, dono del Dio altissimo, sorgente, fuoco, carità, consacrazione intima. O donatore benefico di sette doni mistici sul labbro degli Apostoli le lingue tu moltiplichi. I nostri sensi illumina, d'amore i cuori penetra, rafforza i corpi deboli col tuo potente impeto. Le forze ostili dissipa, dona la pace all'anima, con Te per guida, o Spirito, scampiamo dal pericolo. A noi rivela, o Spirito, il Padre e l'Unigenito, uniti a Te nell'intimo d'amore inestinguibile. Sia gloria a Padre altissimo, al Vincitor degli inferi, all'increato Spirito negl'infiniti secoli. Amen.

  3. Vieni
        Vento del suo Spirito, che soffi dove vuoi, libero e liberatore,  vincitore della        legge, del peccato e della morte… vieni!
        Vento del suo Spirito che alloggiasti nel ventre e nel cuore di una cittadina di      Nazareth... vieni!
        Vento del suo Spirito che ti impadronisti di Gesù per inviarlo ad annunciare la buona notizia ai poveri e la libertà ai prigionieri...vieni!
        Vento del suo Spirito che ti portasti via nella Pentecoste i pregiudizi, gli         interessi e la paura degli apostoli e spalancasti la porta del cenacolo perché la         comunità dei seguaci di Gesù fosse sempre aperta al mondo, libera nella sua       parola, coerente nella sua testimonianza invincibile nella sua speranza... vieni!
        Vento del suo Spirito che ti porti via sempre le nuove paure della Chiesa e         bruci in essa ogni potere che non sia servizio fraterno e la purifichi con la         povertà e con il martirio... vieni!
        Vento del suo Spirito che riduci in cenere la prepotenza, l‘ipocrisia e il lucro, e    alimenti le fiamme della giustizia e della liberazione e che sei l'anima del      Regno... vieni!
        Vieni o Spirito, perché siamo tutti vento nel tuo Vento, vento del tuo Vento,      dunque eternamente fratelli. (S. TERESA D'AVILA)
 
  1. Spirito di vita
        Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull’abisso, aiuta l’umanità del nostro      tempo a comprendere che l’esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto    del mondo, e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà e la       società tutta si edifica nella giustizia.
        Spirito della Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo, restituisci noi         battezzati a un’autentica esperienza di comunione; rendici segno vivo della        presenza del Risorto nel mondo, comunità di santi che vive nel servizio della   carità.
        Spirito Santo, che abiliti alla missione, donaci di riconoscere che, anche nel   nostro tempo, tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e      sul mondo.
        Rendici collaboratori della loro gioia con l’annuncio del Vangelo di Gesù         Cristo, chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e         assicura l’abbondanza del raccolto. Amen.
  1. Spirito che aleggi sulle acque, calma in noi le dissonanze, i flutti inquieti, il rumore delle parole, i turbini di vanità, e fa sorgere nel silenzio la Parola che ci ricrea.   Spirito che in un sospiro sussurri al nostro spirito il Nome del Padre, vieni a radunare tutti i nostri desideri, falli crescere in fascio di luce che sia risposta alla tua luce, la Parola del Giorno nuovo.                                                                    Spirito di Dio, linfa d’amore dell’albero immenso su cui ci innesti, che tutti i nostri fratelli ci appaiano come un dono nel grande Corpo in cui matura la Parola di comunione. (Frère Pierre-Yves di Taizé)
Parrocchia Ss. Cosma e Damiano – Anno pastorale 2017-18
                                                                                            Catechesi-Preghiera del MERCOLEDI’ ore 21
                                                                        CONOSCIAMO,  AMIAMO, ASSECONDIAMO IL SANTO SPIRITO

                                                                                                                Primo incontro

E’ successo che …

Leggiamo Atti 9,1-2    ‘Mentre Apollo si trovava a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni dell’altopiano, arrivò ad Efeso, dove trovò alcuni discepoli ai quali domandò: “Avete ricevuto lo Spirito Santo, quando avete abbracciato la fede?” Essi gli risposero: “Non abbiamo neppure sentito dire sentito dire che vi sia uno Spirito Santo”. 
Il racconto poi rivela che non sanno dello Spirito perché sono discepoli di Giovanni Battista… quindi non ancora dentro la novità cristiana.
Vengono catechizzati, battezzati e ricevono l’imposizione delle mani per il dono dello Spirito.
A volte lo Spirito … sembra una lingua straniera, per qualcuno quasi incomprensibile…
Parafrasando un brano di Vangelo, con Gesù anche lo Spirito ci chiede:
“E voi chi dite che io sia?”
Proviamo a confrontarci:
-      Chi è?  Lo sentiamo più come una forza, una spinta … o come una         persona?
-      Forse lo percepiamo più a livello emotivo … ma quali convinzioni abbiamo su     di lui? Dovessimo fare uno scritto sullo Spirito… quante pagine riusciremmo a         scrivere?
-      Spesso diciamo: Il Padre crea e manda il Figlio sulla terra - Il Figlio Gesù si fa         uomo, insegna, muore e risorge, ‘fonda’ la Chiesa …                                               Lo Spirito che fa? Qual è la sua ‘specializzazione’?
-      Il Padre, il Figlio ci proviamo ad ‘immaginarli’… lo Spirito come lo        ‘immaginiamo’?
-      Quando-dove lo posso incontrare? E’ una esperienza personale soltanto?
-      Diciamoci sinceramente: lo Spirito non è per caso il ‘parente povero’        della      Trinità… la ‘componente debole’ della nostra esperienza        cristiana?

Il Papa Francesco in una Messa a Santa Marta ha detto: “Verrebbe da dire «lo Spirito Santo, questo sconosciuto», pensando ai tanti che ancora oggi «non sanno spiegare bene chi sia Spirito Santo» e «dicono: “Non so cosa fare!” con lui, o ti dicono: “Lo Spirito Santo è la colomba, quello che ci dà sette regali”. Ma così il povero Spirito Santo è sempre ultimo e non trova un buon posto nella nostra vita».
Il Pontefice ha raccontato questa sua esperienza: «Ricordo una volta, quando ero parroco a San Miguel, durante la messa per i bambini, nel giorno di Pentecoste, ho fatto la domanda: “Chi sa chi è lo Spirito Santo?”. E tutti i bambini alzavano la mano». Uno di questi, ha proseguito sorridendo: “Il paralitico!” M’ha detto proprio così. Lui aveva sentito “paraclito”, e aveva capito il “paralitico”!
Gioacchino da Fiore è stato uno dei primi teologi ad approfondire lo Spirito Santo. Egli concepì la teoria della storia secondo cui, dopo un'era del Padre (corrispondente all'ebraismo e all'Antico Testamento), era seguita un'era del Figlio (in cui Gesù s'è rivelato nel Cristianesimo e nel Nuovo Testamento) e infine sarebbe giunta l'ultima era, l'era dello Spirito.                                                                                        Molti teologi hanno ripreso questa concezione in relazione all'età dello Spirito che sarebbe scaturita negli anni sessanta e settanta del Novecento in seguito al concilio Vaticano II e che ha visto la nascita di numerosi movimenti e gruppi di preghiera carismatici sullo Spirito Santo in quella che venne chiamata una "nuova Pentecoste".
 
 
(à    Impiegheremo l’intero anno per ‘farci qualche idea’ dello Spirito Santo)
Per la preghiera comunitaria
  1. «Quando invochi, dunque, Dio Padre, ricordati che è stato lo Spirito che, muovendo la tua anima, ti ha dato questa preghiera. Se non esistesse lo Spirito Santo, non ci sarebbe nella Chiesa parola alcuna di sapienza o di scienza, perché sta scritto: “È concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza” (1 Cor 12, 8)  Se lo Spirito Santo non fosse presente, la Chiesa non esisterebbe. Però, se la Chiesa esiste, è sicuro che lo Spirito Santo non viene meno» (San Giovanni Crisostomo)
 
  1. Senza lo Spirito Santo Dio è lontano,
    Cristo rimane nel passato,
    il Vangelo è lettera morta,
    la Chiesa è una semplice organizzazione,
    l’autorità è una dominazione,
    la missione una propaganda,
    il culto una evocazione,
    e l’agire dell’essere umano una morale da schiavi.
    Ma nello Spirito Santo: il cosmo è sollevato e geme nella gestazione del Regno,
    Cristo risorto è presente,
    il Vangelo è potenza di vita,
    la Chiesa significa comunione trinitaria,
    l’autorità è un servizio liberatore,
    la missione è una Pentecoste,
    la liturgia è memoriale e anticipazione,
    l’agire umano è divinizzato. (Atenagora I, Patriarca di Costantinopoli (1886-1972)
 
  1. Ma l’era dello Spirito – e troppo spesso tendiamo a dimenticarlo – è anzitutto l’era della chiesa. Infatti la chiesa è chiesa dello Spirito Santo: è dal calice eucaristico che lo Spirito si riversa sul mondo. La chiesa, al di là di tutti quegli aspetti più prettamente sociologici che pure conserva e che sovente ci disorientano, dal punto di vista dello Spirito santo non è nient’altro che il sacramento del Risorto. Al cuore di ogni azione sacramentale, e soprattutto della liturgia eucaristica, si trova l’epiclesi, invocazione per la discesa dello Spirito sull’assemblea e sulle sue offerte. L’ascensione, e quei misteriosi dieci giorni nei quali Cristo, il nostro gran sacerdote, ha pregato il Padre perché mandasse sui discepoli in attesa lo Spirito che avrebbe vivificato la chiesa come in origine aveva vivificato il mondo, l’ascensione e l’intercessione del Cristo glorificato sono il luogo in cui si dà l’epiclesi delle epiclesi. E noi sappiamo, con tutta la forza della nostra fede, che Dio risponde, che è fedele, e quindi che ogni assemblea eucaristica è il luogo di una continua pentecoste. “Noi abbiamo ricevuto lo Spirito celeste”, canta il coro dopo la comunione nella divina liturgia ortodossa.
    La pentecoste fonda la chiesa: nei Grandi vespri cantiamo: “Lo Spirito fa nascere i profeti come da una sorgente, istituisce i presbiteri, rende teologi i peccatori, costituisce la chiesa”.                                                                 Lo Spirito moltiplica nella chiesa le vocazioni, i doni, i servizi, i ministeri. Non dimentichiamo che anche l’autorità episcopale è un dono dello Spirito Santo che vivifica l’istituzione apostolica fondata da Cristo... (O. Clément Qiqajon)
 
  1.  Fin dal primo istante, infatti, lo Spirito Santo l’ha creata come la Chiesa di tutti i popoli; essa abbraccia il       mondo intero, supera tutte le frontiere di razza, classe, nazione; abbatte tutte le barriere e unisce gli uomini nella professione del Dio uno e trino. Fin      dall’inizio la Chiesa è una, cattolica e apostolica: questa è la sua vera natura e come tale deve essere riconosciuta. Essa è santa, non grazie alla capacità dei suoi membri, ma perché Dio stesso, con il suo Spirito, la crea, la purifica e la santifica sempre. (Benedetto XVI, Omelia nella Solennità di Pentecoste)
 
  1. Preghiamo insieme: 

    Ti supplico, o amante Salvatore, di mandare ora di nuovo il Paraclito su questa terra, che ha tanto bisogno d'essere rinnovata, perché la maggior parte degli uomini è preda dello spirito di menzogna e di un triste pervertimento.

    Sì, o Gesù, manda il tuo Spirito a rinnovare la faccia della terra e a santificare le anime nostre, affinché quando verrai nella tua maestà a giudicare tutte le nazioni, tu possa raccogliere amplissima messe di anime salvate in grazia di quegli ammirabili misteri di dolore e di amore, coi quali operasti la redenzione del genere umano. Manda, o Signore, il tuo Spirito. Amen.

 

Sacratissimo Cuore di Gesù
(solennità)
8 giugno 2018

La domenica1° giugno 2008 (Angelus, 1 giugno 2008) Papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger, 2005-2013) , spiegando il senso di questa devozione, ha detto : « dall'orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha preso un corpo e un cuore; così che noi possiamo contemplare e incontrare l'infinito nel finito, il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno ».
 
Le dodici promesse di Gesù ai devoti del suo Sacro Cuore
(Gesù a S. Margherita Maria Alacoque)
1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
2. Metterò la pace nelle loro famiglie.
3. Li consolerò in tutte le loro pene.
4. Sarò loro rifugio sicuro durante la vita e soprattutto alla loro morte.
5. Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro imprese.
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano infinito della misericordia.
7. Le anime tiepide diventeranno ferventi.
8. Le anime ferventi si eleveranno a grande perfezione.
9. Benedirò le case dove l'immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e onorata.
10. Darò ai sacerdoti il dono di toccare i cuori più induriti.
11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore, dove non sarà mai cancellato.
12. Io prometto nell'eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo venerdì del mese per nove mesi consecutivi la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà loro rifugio sicuro in quell'ora estrema.
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8° ANNIVERSARIO DELL'ISTITUZIONE DELL'ADORAZIONE EUCARISTICA PERPETUA
 
SANTA MESSA PRESIEDUTA DA SUA ECC. MONS. ANGELO SPINA

VENERDI' 11 MAGGIO 2018 ORE 19,00
Chiesa di San Cosma e Damiano


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Il nome di San Ciriaco è noto anche a chi ignora tutto sul conto di questo personaggio, grazie alla bellissima chiesa romanica che domina la città adriatica di Ancona dall'alto del colle roccioso del Guasco.

Si può anzi dire che la chiesa di San Ciriaco, larga di fianchi e acuta di facciata, con il portale denso d'ombra nello sfascio della luce marina, non soltanto è il monumento più insigne di Ancona, ma anche l'inconfondibile punto di riferimento della città a forma di ancora.

Di quell'ancora, San Ciriaco costituisce il simbolico anello, che unisce mare, terra e cielo. La chiesa alta sul colle, è sempre stata, infatti, il visibile fulcro della vita spirituale e anche civile della città. L'immagine di San Ciriaco, poi è stata impressa sulle monete anconetane e ripetuta nelle opere degli artisti, così come il nome di San Ciriaco è stato incluso nei pubblici decreti cittadini e ripetuto nelle preghiere dei fedeli.

Ciriaco fu Vescovo di Ancona sulla metà del IV secolo: il suo episcopato coincise con il più fortunato affermarsi dei Cristianesimo in quella regione, dopo la stretta della persecuzione e nel clima della pace costantiniana.

Le notizie sul conto dei Vescovo di Ancona sono quasi tutte leggendarie, ma secondo la tradizione la gloria di San Ciriaco sarebbe cominciata ancor prima della sua esaltazione alla cattedra anconetana. Egli infatti avrebbe fornito a Sant'Elena le indicazioni necessarie per rintracciare, sul Calvario, nel fon-do di una cisterna, i resti delle tre croci innalzate il Venerdì della Passione. Anzi, secondo un antico storico, il nome stesso di Ciriaco che invece è di origine greca e significa « signorile » deriverebbe dalle parole latine quaerenda crux, cioè « ricerca della Croce ».

Con il ritrovamento della Croce, il giovane palestinese si sarebbe convertito al Cristianesimo, e spinto dal fuoco della vocazione apostolica si sarebbe messo a predicare tra i connazionali. Il suo zelo e i molti successi lo costrinsero ad abbandonare la Palestina. Così il convertito di Gerusalemme sarebbe approdato, dal mare, nella città guardata dal Cònero.

Ad Ancona, Ciriaco fu Vescovo carico di meriti, e nel suo lungo episcopato la fede cristiana mutò profondamente il volto della città adriatica e la vita di quella popolazione pacifica, attiva e devota.

Sempre secondo la tradizione, egli sarebbe ritornato, da vecchio, a Gerusalemme, pellegrino nei luoghi della sua gioventù e della vita dei Signore. Qui, la spada dei giustizieri di Giuliano l'Apostata avrebbe interrotto il suo viaggio, facendolo rinascere alla Grazia dove era nato al mondo.

Le sue reliquie tornarono però ad Ancona, e furono poste al sicuro, sul Guasco, nell'aereo anello dell'ancora formata dalla città adagiata tra mare e monte. E qui ancora riposano, in un'urna d'argento, sotto le volte della bellissima cattedrale che dal Patrono della città ha preso il nome, rendendolo illustre anche nell'arte e nella storia.

SULLA QUARESIMA

​I segni: digiuno, elemosina, preghiera
Il digiuno, l’elemosina e la preghiera sono i segni, o meglio le pratiche, della Quaresima. Il digiuno significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Esso «costituisce un’importante occasione di crescita», scrive papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, perché «ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario» e «ci fa più attenti a Dio e al prossimo» ridestando «la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame».
Il digiuno è legato poi all’elemosina. San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: «Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di “misericordia” abbraccia molte opere buone ». Così il digiuno è reso santo dalle virtù che l’accompagnano, soprattutto dalla carità, da ogni gesto di generosità che dona ai poveri e ai bisognosi il frutto di una privazione. Non è un caso che nelle diocesi e nelle parrocchie vengano promosse le Quaresime di fraternità e carità per essere accanto agli ultimi. Secondo papa Francesco, «l’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello».
La Quaresima, inoltre, è un tempo privilegiato per la preghiera. Sant’Agostino dice che il digiuno e l’elemosina sono «le due ali della preghiera» che le permettono di prendere più facilmente il suo slancio e di giungere sino a Dio. E san Giovanni Crisostomo esorta: «Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà con la pratica della preghiera. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia». Per papa Francesco, «dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi».
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Santo Stefano il Protomartire
(festa)

Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI

Cari fratelli e sorelle, [...]

Stefano è il più rappresentativo di un gruppo di sette compagni. La tradizione vede in questo gruppo il germe del futuro ministero dei "diaconi", anche se bisogna rilevare che questa denominazione è assente nel Libro degli Atti. L’importanza di Stefano risulta in ogni caso dal fatto che Luca, in questo suo importante libro, gli dedica due interi capitoli.

Il racconto lucano parte dalla constatazione di una suddivisione invalsa all’interno della primitiva Chiesa di Gerusalemme: questa era, sì, interamente composta da cristiani di origine ebraica, ma di questi alcuni erano originari della terra d'Israele ed erano detti "ebrei", mentre altri di fede ebraica veterotestamentaria provenivano dalla diaspora di lingua greca ed erano detti "ellenisti". Ecco il problema che si stava profilando: i più bisognosi tra gli ellenisti, specialmente le vedove sprovviste di ogni appoggio sociale, correvano il rischio di essere trascurati nell'assistenza per il sostentamento quotidiano. Per ovviare a questa difficoltà gli Apostoli, riservando a se stessi la preghiera e il ministero della Parola come loro centrale compito decisero di incaricare « sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza » perché espletassero l'incarico dell’assistenza (At 6, 2-4), vale a dire del servizio sociale caritativo. A questo scopo, come scrive Luca, su invito degli Apostoli i discepoli elessero sette uomini. Ne abbiamo anche i nomi. Essi sono: « Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola. Li presentarono agli Apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani »(At 6,5-6).

[...] La cosa più importante da notare è che, oltre ai servizi caritativi, Stefano svolge pure un compito di evangelizzazione nei confronti dei connazionali, dei cosiddetti "ellenisti", Luca infatti insiste sul fatto che egli, « pieno di grazia e di fortezza » (At 6,8), presenta nel nome di Gesù una nuova interpretazione di Mosè e della stessa Legge di Dio, rilegge l’Antico Testamento nella luce dell’annuncio della morte e della risurrezione di Gesù. Questa rilettura dell’Antico Testamento, rilettura cristologica, provoca le reazioni dei Giudei che percepiscono le sue parole come una bestemmia (cfr At6,11-14). Per questa ragione egli viene condannato alla lapidazione. E S. Luca ci trasmette l'ultimo discorso del santo, una sintesi della sua predicazione. Come Gesù aveva mostrato ai discepoli di Emmaus che tutto l'Antico Testamento parla di lui, della sua croce e della sua risurrezione, così S. Stefano, seguendo l'insegnamento di Gesù, legge tutto l'Antico Testamento in chiave cristologica. Dimostra che il mistero della Croce sta al centro della storia della salvezza raccontata nell'Antico Testamento, mostra che realmente Gesù, il crocifisso e il risorto, è il punto di arrivo di tutta questa storia. E dimostra quindi anche che il culto del tempio è finito e che Gesù, il risorto, è il nuovo e vero "tempio". Proprio questo "no" al tempio e al suo culto provoca la condanna di S. Stefano, il quale, in questo momento - ci dice S. Luca - fissando gli occhi al cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra. E vedendo il cielo, Dio e Gesù, S. Stefano disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”(At7,56). Segue il suo martirio, che di fatto è modellato sulla passione di Gesù stesso: « E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva:“Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò forte: “Signore, non imputar loro questo peccato”.Detto questo, morì». (cfr At7,59-60).

Il luogo del martirio di Stefano a Gerusalemme è tradizionalmente collocato poco fuori della Porta di Damasco, a nord, dove ora sorge appunto la chiesa di Saint-Étienne accanto alla nota École Biblique dei Domenicani. L'uccisione di Stefano, primo martire di Cristo, fu seguita da una persecuzione locale contro i discepoli di Gesù (cfr At 8,1), la prima verificatasi nella storia della Chiesa. Essa costituì l'occasione concreta che spinse il gruppo dei cristiani giudeo-ellenisti a fuggire da Gerusalemme e a disperdersi. Cacciati da Gerusalemme, essi si trasformarono in missionari itineranti: « Quelli che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la Parola di Dio»(At 8,4). La persecuzione e la conseguente dispersione diventano missione. Il Vangelo si propagò così nella Samaria, nella Fenicia e nella Siria fino alla grande città di Antiochia, dove secondo Luca esso fu annunciato per la prima volta anche ai pagani (cfr At 11,19-20) e dove pure risuonò per la prima volta il nome di "cristiani" (At11,26). [....]

La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l'impegno sociale della carità dall'annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme. Soprattutto, S. Stefano ci parla di Cristo, del Cristo crocifisso e risorto come centro della storia e della nostra vita. Possiamo comprendere che la Croce rimane sempre centrale nella vita della Chiesa e anche nella nostra vita personale. Nella storia della Chiesa non mancherà mai la passione, la persecuzione. E proprio la persecuzione diventa, secondo la celebre frase di Tertulliano, fonte di missione per i nuovi cristiani. Cito le sue parole: « Noi ci moltiplichiamo ogni volta che da voi siamo mietuti: è un seme il sangue dei cristiani » (Apologetico 50,13: Plures efficimur quoties metimur a vobis: semen est sanguis christianorum). Ma anche nella nostra vita la croce, che non mancherà mai, diventa benedizione. E accettando la croce, sapendo che essa diventa ed è benedizione, impariamo la gioia del cristiano anche nei momenti di difficoltà. Il valore della testimonianza è insostituibile, poiché ad essa conduce il Vangelo e di essa si nutre la Chiesa. Santo Stefano ci insegni a fare tesoro di queste lezioni, ci insegni ad amare la Croce, perché essa è la strada sulla quale Cristo arriva sempre di nuovo in mezzo a noi.

Significato del nome Stefano : "corona" segno di gloria (greco).

Per leggere la Catechesi completa di Papa Benedetto XVI:
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Programma Ritiro Spirituale
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                                                                                                             SANTI COSMA E DAMIANO

Abbiamo informazioni abbondanti e di grande interesse sul culto che Cosma e Damiano hanno avuto già poco tempo dopo la morte: dedicazione di chiese e monasteri a Costantinopoli, in Asia Minore, in Bulgaria, in Grecia, a Gerusalemme. La loro fama è giunta rapida in Occidente, partendo da Roma, con l’oratorio dedicato loro da papa Simmaco (498- 514) e con la basilica voluta da Felice IV (526-530). I loro due nomi, poi, sono stati pronunciati infinite volte, sotto tutti i cieli, ogni giorno a partire dal VI secolo, nel Canone della Messa, che dopo gli Apostoli ricorda dodici martiri, chiudendo l’elenco appunto con i loro nomi: Cosma e Damiano. 
Poco si sa invece della loro vita. Li ricorda il Martirologio Romano, ispirandosi a una narrazione che vuole Cosma e Damiano nati in Arabia. Sono fratelli, e cristiani. Per invito dello Spirito Santo, si dedicano alla cura dei malati, dopo aver studiato l’arte medica in Siria. Ma sono medici speciali, appunto in virtù della loro missione: non si fanno pagare. Di qui il soprannome di anàrgiri (termine greco che significa “senza argento”, “senza denaro”). Solo una volta, si narra – e contro la volontà di Cosma –, Damiano ha accettato un compenso da una donna che ha guarito: tre uova. 
Questa attenzione ai malati è pure uno strumento efficacissimo di apostolato cristiano. E appunto l’opera di proselitismo costa la vita ai due fratelli, martirizzati insieme con altri cristiani. In un anno imprecisato del regno dell’imperatore Diocleziano (tra il 284 e il 305, forse nel 303), il governatore romano li sottopone a tortura e poi li fa decapitare. Questo avviene a Ciro, città vicina ad Antiochia di Siria (oggi Antakya, in Turchia) dove i martiri vengono sepolti. Un’altra narrazione dice che furono uccisi a Egea di Cilicia, in Asia Minore, per ordine del governatore Lisia, e poi traslati a Ciro. Ma abbiamo la voce di Teodoreto, vescovo appunto di Ciro, uno dei grandi protagonisti delle battaglie dottrinali nel V secolo: e questa voce parla di Cosma e Damiano, "illustri atleti e generosi martiri", con ammirazione e affetto di concittadino. 
Il culto per i due guaritori, passato dall’Oriente all’Europa, "si mantenne straordinariamente vivo fino a tutto il Rinascimento, dando luogo a un’iconografia tra le più ricche dell’Occidente, specie in Italia, Francia e Germania" (Maria Letizia Casanova). A più di mille anni dalla loro morte, si dà il nome di uno di loro a quello che poi i fiorentini chiameranno padre della patria: Cosimo de’ Medici il Vecchio. E la casata chiama a illustrare la vita dei due santi guaritori artisti come il Beato Angelico, Filippo Lippi e Sandro Botticelli.
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26 SETTEMBRE 2017
 Fa', te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che noi che celebriamo la festa dei tuoi martiri Cosma e Damiano, veniamo liberati per loro intercessione da tutti i mali che ci minacciano.

Alle ore 12 di venerdì 14 luglio, il Cardinale Arcivescovo E.Menichelli, ha comunicato ufficialmente la nomina da parte del Santo Padre Papa Francesco di mons. Angelo Spina, Vescovo di Sulmona – Valva, nuovo Arcivescovo della diocesi di Ancona – Osimo, così come riportato nella lettera del Nunzio Apostolico mons. Adriano Bernardini datata 10 luglio 2017, di cui ha dato lettura.
Ci piace qui riportare il saluto che mons. Spina ha rivolto alla sua diocesi e a noi che lo accogliamo con gioia sostenendo questo suo nuovo cammino con il pensiero e la preghiera.
Così scrive:
“Carissimi fratelli e sorelle, il Santo Padre Francesco mi ha nominato Arcivescovo metropolita di Ancona Osimo. Una elezione da me inaspettata, una vera sorpresa di Dio. Con timore e trepidazione ho accolto e accettato la nomina, confidando nell’aiuto di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, nella intercessione della Beata Vergine Maria e dei Santi. Ho detto il mio “sì” a Dio, il mio “sì” alla Chiesa che chiama, il mio “sì” al Santo Padre Francesco, che di cuore ringrazio.
Rivolgo un particolare ringraziamento alla Arcidiocesi di Campobasso-Bojano, mia Diocesi di origine, e all’amata Diocesi di Sulmona-Valva, che mai dimenticherò, portandola sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere.
Dal Molise, dall’Abruzzo, ora vengo chiamato ad andare nella bella Regione delle Marche, che porta ancora vive le ferite del sisma, nella antica e nobile Arcidiocesi di Ancona Osimo, ricca di storia, di tradizioni e di fede.
Il mio vivo ringraziamento va al Cardinale Edoardo Menichelli, a cui mi lega una lunga amicizia già da quando era Arcivescovo di Chieti-Vasto, per il suo esempio, la sua testimonianza di pastore zelante e tenace, sempre sollecito alle necessità della Chiesa locale di Ancona Osimo e alla sua gente.
Un caro saluto rivolgo ai Presbiteri, ai Religiosi, ai Diaconi, ai Seminaristi, alle Religiose e a tutto il Popolo santo di Dio della Arcidiocesi di Ancona Osimo.
Vengo tra voi con due parole “fiducia” e “gioia”. Fiducia nel Signore, che sempre ci precede, ci accompagna, ci segue, Lui il Pastore Grande e Buono delle pecore. Gioia, perché: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”, come ci ha detto Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium. Portare il Vangelo e servire i fratelli dà gioia, come ci ricorda S. Paolo: “Dio ama chi dona con gioia” (Cor 9,7).
Carissimi fratelli e sorelle, invito me e voi a fissare lo sguardo sul Signore Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento, unico Salvatore e Redentore del mondo, e a pregare per me, uniti nell’amore di Dio.
Su tutti voi scenda la benedizione di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen”
Biografia:
Mons. Angelo Spina è nato il 13 novembre 1954 a Colle d’Anchise in Provincia e Diocesi di Campobasso.
Nel 1968 entrava nel Seminario Minore del capoluogo molisano.
Vi conseguiva il diploma delle scuole superiori ed iniziava a frequentare il biennio filosofico teologico presso lo studentato dei Padri Cappuccini.
Nel 1974 entrava nel Seminario Maggiore di Benevento per il triennio teologico, conseguendo nel 1977 il baccalaureato maxima cum laude.
Nello stesso anno veniva ordinato diacono da mons. Alberto Carinci e continuò a Napoli gli studi con specializzazione in teologia morale presso la Facoltà teologica dell’Italia Meridionale presso i Gesuiti a Posillipo.
Venne ordinato sacerdote il 5 gennaio 1980 da mons. Pietro Santoro nel suo paese natìo.
Dimostrò subito tenacia e costanza nell’impegno pastorale realizzando opere di rilievo come il restauro di sei chiese, i centri sportivi di Campochiaro e di San Polo Matese, la casa per anziani a Campochiaro.
Numerosi ed importanti furono gli incarichi che riceveva a livello diocesano.
Nel dicembre 1999 divenne parroco dell’antica cattedrale di Bojano, di cui promuoveva interventi di ristrutturazione e la realizzazione del ciclo pittorico.
Nel 2005 venne nominato vicario episcopale per il santuario dell’Addolorata di Castelpetroso, in cui riceveva poi la pienezza dell’ordine.
Ha dedicato molto di sé alla scuola ed alla formazione dei giovani, ha insegnato ventisette anni nei licei, si è distinto come pubblicista, scrittore e poeta.
L’Ordinazione episcopale è avvenuta il 9 giugno 2007 nel Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso
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E’ morto il card. Tettamanzi, dal 1989 al 1991 arcivescovo di AnconaNel ricordo affettuoso e grato per il servizio pastorale delcompianto cardinale Dionigi Tettamanzi, che è stato Arcivescovo di questa diocesi dal 1989 al 1991, Il
cardinal Menichelli, il clero, le famiglie religiose e l’intera comunità diocesana partecipano al dolore della comunità ambrosiana e si uniscono nella preghiera di suffragio.
Mons. Dionigi Tettamanzi aveva poco più di 55 anni quando san Giovanni Paolo II lo nominò Arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo. Era il 1° luglio del 1989. Il 23 settembre ricevette l’ordinazione episcopale, nella cattedrale di Milano, dal cardinale Carlo Maria Martini, coconsacranti l’arcivescovo Carlo Maccari ed il vescovo Bernardo Citterio. Prende possesso della nostra arcidiocesi il 1° ottobre del 1989 e subito fa sentire la sua voce di Pastore e mette in atto le sue capacità di coinvolgere sacerdoti e laici in un progetto di animazione culturale e spirituale della diocesi. Tra le sue grandi intuizioni, l’istituzione della Pastorale Giovanile.
Dopo pochi mesi venne nominato Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana e il 14 marzo del 1991 lascia Ancona per Roma.
È ritornato nella nostra diocesi in diverse occasioni invitato dal nostro Arcivescovo Edoardo.
Il 4 gennaio del 2006 per l’annuale Convegno diocesano. Nell’occasione benedì le prime pietre della costruzione della Chiesa e dei locali parrocchiali di san Giuseppe Moscati che egli stesso aveva eretto l’11 settembre del 1989.
Dall’1 al 3 marzo del 2010 partecipò come relatore al Convegno “L’ortodossia in Italia – nuove sfide pastorali”.
Il 25 gennaio del 2011 inaugurò il ristrutturato protiro della Cattedrale di san Ciriaco e fu protagonista in Osimo nella Concattedrale di san Leopardo, in occasione dell’Assemblea permanente della CEI che si svolse in Ancona, di una lectio sull’avvenimento dell’anno: il XXV CEN.
Visse la settimana del XXV Congresso Eucaristico in Ancona e fu protagonista di diversi momenti.
Molte sono le testimonianze e le espressioni di cordoglio pervenute in diocesi, espresse da chi lo ha conosciuto, segno di una traccia che ha lasciato durante i suoi 18 mesi di permanenza in Ancona.

RIFLESSIONI QUARESIMALI 

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